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Tutti i nostri compagni di cammino

suor Marzia Ceschia

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La solennità di Tutti i Santi che ci apprestiamo a celebrare il prossimo primo novembre è un’occasione di grazia e di consolazione nella memoria di tanti amici e amiche del Signore che ci hanno preceduti nel cammino della fede e continuano ad accompagnarci con la forza della loro bella testimonianza.

Nella comunione con i Santi, un misterioso legame alimentato dalla potenza dell’affetto, nutriva particolare fiducia Sorella Maria di Campello. Al secolo Valeria Paola Pignetti (1865-1961), dopo un ventennio trascorso nella Congregazione delle Francescane Missionarie di Maria, dà inizio con poche sorelle nel 1926 in Umbria, a Campello sul Clitunno, a una singolare esperienza eremitica di matrice benedettino-francescana che sin dai primordi si caratterizza come fraternità cristiana interconfessionale e aperta all’ascolto, all’ospitalità e al dialogo con ogni espressione di fede.

Da questo piccolo approdo per anime in ricerca tesse una sorprendente rete di amicizie: tra le sue numerose corrispondenze annoveriamo quelle con Primo Mazzolari, con Giovanni Vannucci, con Albert Schweitzer, con Gandhi, che attestano di una singolare capacità di relazione improntata a riconoscere e a custodire la sacralità dell’altro e di un’attitudine a imparare da tutti, scoprendo la traccia di Dio in ogni incontro.

Chi sono i “Santi” con cui l’eremita di Campello si sente costantemente in sintonia? Si tratta di uomini e donne, non necessariamente canonizzati e ricordati dai calendari, che hanno arricchito l’umanità con il loro ingegno, con la loro testimonianza, con la loro passione, con la loro ricerca di Dio, anche con il loro dolore. A fianco di quanti ci hanno consegnato il viatico della loro esperienza di fede, Sorella Maria annovera i “Grandi” come comunicatori della bellezza dell’umano. Tra questi Dante, Leopardi, Bach, Beethoven, le cui musiche evocano in Maria la nota divina.

“La minore” – come ella era solita firmarsi con un richiamo tipicamente francescano – percepisce Santi e Grandi quali compagni di cammino, “consiglieri” che mai cessano di adoperarsi per la formazione spirituale di quanti li amano, li ascoltano, di quanti si lasciano ispirare nel bello e nel bene dalle loro intuizioni. Da essi, infatti, continuiamo a ricevere e a imparare. Certo ciascuno di noi potrebbe stilare la propria personale lista! Camminiamo, pare suggerirci Sorella Maria, dentro una trama di legami, talora invisibili, ma che pure sostengono il nostro pellegrinaggio: «Ah! Come dobbiamo avere fede nella Comunione dei Santi! Santo (è) chi ama.

La Comunione dei Santi: è lo scambio della fraternità fra noi cercatori, una fraternità di unanimi». È un concetto indubbiamente ampio di “santità” quello dell’eremita di Campello che vi include rapporti stabili oltre la morte, un impegno “estremo”, sacro, con l’altro preservato dalla consunzione del tempo: «Che impegno sacro e terribile quello di vivere i nostri morti! (sic) Li incontreremo ancora. Io ne ho fede perché l’amore edifica e crea e tutto vince, nel tempo e oltre il tempo. Ma che mistero e che miracolo l’amore! come portarne l’ineffabile peso fino all’estremo? In Domino!»

La memoria rinnova il debito d’amore e di fraternità nei confronti di “quelli che sono andati avanti” – in questi termini Sorella Maria si riferisce ai defunti – ed è per questo che ella abitua le sorelle della sua piccola comunità a essere fedeli nel commemorare – osservando la precisione delle date – quanti hanno contribuito, ciascuno a suo modo, alla loro crescita e alla loro maturazione spirituale, persone conosciute direttamente, ma anche i “grandi” della letteratura, della musica, dell’arte. Sarebbe di consolazione, di sacra e corroborante compagnia, per ognuno di noi redigere un tale calendario: quanti compagni di viaggio ci renderemmo conto di avere avuto e di avere!

Questa abitudine a fare con gratitudine memoria dei “nostri santi” forse anche ci aiuterebbe a vivere con un altro sentire il pensiero della morte, attenti al valore dei particolari, delle relazioni, del tempo, delle occasioni con cui noi stessi prepariamo un’eredità vitale per altri. Scriveva ancora Sorella Maria: «Mi avete mai sentito dire: mi preparo alla morte?: io mi preparo alla rinascita... Bisogna renderci atti alla vita che è la realtà sacra e immutabile, e un giorno atti alla morte. Ma guai aspettare quel giorno, sebbene fosse così augusto da purificare una vita durata secoli; atti al vivere e atti al morire... La vita è un grande dono, ma anche la dormizione in pace è un dono...

Prepararci al commiato è vivere bene ogni giorno. Tutti gli atti se non sono fatti con grazia, appesantiscono; così se non teniamo la nostra anima nelle nostre mani, perderemo lievità, moriremo molto prima della morte».