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Tutto si affretta verso la fine

Elide Siviero

pensieri in liberta

Ogni anno settembre mi è caro: in questo mese c’è il mio compleanno e io sono felice come quando da bambina lo dicevo a tutti: mi pareva una cosa meravigliosa avvisare il mondo che io ero nata e che c’ero! Ora che comincio a essere vecchia questo appuntamento mi invita a riflettere sul tempo. Mi ha sempre colpito l’affermazione di Paolo: «Il tempo si è fatto breve», letteralmente: il tempo si è raccorciato oppure “ha avuto una svolta”. Il verbo in greco dà l’immagine di una vela che viene ammainata quando si avvicina al porto (sunestalmènos). Egli poi aggiunge: «D’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!» (1Cor 7-29-31).

Non abbiamo davanti tempi infiniti, tempi migliori da aspettare, il tempo è tutto qui, quello che stiamo vivendo; questo tempo è prezioso. Siccome si avvicina la fine di tutto, ognuno deve vivere come se fosse già distaccato da tutto, perché niente avrà consistenza in quel giorno se non l’amore con il quale avremo aderito senza divisioni al Signore. Tutto si affretta verso la fine o meglio verso il fine; niente può essere dunque considerato più che come ombra delle cose future e come mezzo per realizzare le meraviglie del Regno. Il tempo che si è fatto breve può essere quello cosmico o quello individuale: sono avvenimenti che si possono verificare improvvisamente.

Ma noi camminiamo verso il nostro punto di fuga che è Gesù: il tempo in Paolo raffigura, infatti, lo spazio che intercorre fra la prima e la seconda venuta di Cristo. Così il tempo ha avuto una svolta: la Pasqua di Cristo ha inaugurato i giorni della salvezza davanti alla quale tutte le realtà terrene divengono minuscole. Tutti gli stati di vita sono toccati e trasformati da quella Luce. Lo stress viene quando vogliamo spremere il tempo, cioè ricavare un guadagno infinito dal tempo che è finito. È non accettare il limite, la fine, il distacco da una situazione per passare a un’altra. Ogni momento deve abbandonare il suo guscio per riversare la sua ricchezza in un’altra realtà: questo è crescere. Dobbiamo riconciliarci con la finitezza, accettare il limite, sapendo che: «Dentro la finitezza ci cresce l’infinito».

Il Dio che entra nella storia, penetra nella finitezza non per cancellarla, ma per trasfigurarla. Solo Dio ha tempo, non è sopraffatto dal tempo: ha tempo senza limiti; è il totalmente disponibile. Solo Lui può dare tempo al tempo. Ciò che per noi si sparge, si sbriciola, si frammenta, in Lui è raccolto. È Lui la memoria eterna di tutto. Gesù Cristo è la pienezza dei tempi, perché diventa l’orizzonte in cui tutto si ricapitola. Tutto ciò che per noi si esclude, in Dio viene abbracciato. Ogni tempo è vicino a Dio, ogni stagione della vita è nelle sue mani, ogni tempo è “favorevole” (cfr 2Cor 6,2). La crescita è la sola dimensione umana che non termina, è il preludio dell’eternità. Per questo Gesù Cristo ci chiede di diventare come bambini: essi possono solo crescere.

IL TEMPO CHE TRASCINA

Non pensavo
di arrivare a quest’età.

Non posso distrarmi:
ogni minuto
non tornerà più.

Ripiego in un angolo i giorni
Arrotolo gli anni ordinati.
La teoria delle settimane
è un colonnato

Il tempo,
che prima passeggiava,
ora mi deride:
in pattini a rotelle
mi trascina...

Lo guardo benevola:
non può strapparmi
il mio cuore di fanciulla!