Anno 131 - Settembre 2019Scopri di più
Una lama avvelenata
a cura della Redazione
Una ragazza di sedici anni tenta il suicidio perché il suo ex fidanzato ha inviato a tutti i loro conoscenti le foto erotiche che le aveva fatto. In una scuola alcuni ragazzi e ragazze di tredici anni fanno sesso e lo diffondono col cellulare. Un’altra ragazza della stessa età fa foto porno a pagamento. È solo la punta dell’iceberg. Perché succede? È solo colpa dei telefonini e delle nuove tecnologie che consentono di fare foto e inviarle a chiunque? Ma una volta si sarebbe potuto fare lo stesso con le polaroid.... E allora?
V.F. (Pisa)
Penso che anche in passato qualcuno abbia usato la polaroid per mettere in cattiva luce qualcun altro! La tendenza a vendicarci degli altri ridicolizzandoli oppure svelando alcuni loro intimi segreti ci abita da sempre. Certo, i nostri ragazzi hanno oggi una disponibilità e velocità di mezzi che li rende ancora più vulnerabili non solo quando sono vittime, ma anche quando da “carnefici” fanno più fatica a resistere alla tentazione di usare i “social” per gestire la rabbia e la delusione. Ogni volta che la violenza prende il sopravvento, da qualche parte c’è una sofferenza e talora noi adulti siamo quasi analfabeti delle insofferenze dei nostri giovani. Le possibilità che un ragazzo ha nelle sue mani col solo fatto di avere un cellulare sono spesso sproporzionate alla sua capacità di discernimento e persino al di sopra della sua preparazione a umanizzare le proprie pulsioni. Sinceramente non saprei rispondere alla sua domanda, ma mi permetto di proporle – chiedendolo a me stesso – di non perdere comunque la fiducia nei giovani, cercando di aiutarli a tirare fuori la loro parte migliore, non la peggiore. Il primo passo è di non disperare mai, anche quando bisogna prendere atto di situazioni oggettivamente esecrabili.