Cucine da incubo?

Alla TV vanno di moda i reality e, senza fare pubblicità, uno di questi è denominato “Cucine da incubo” per il rilancio di attività di ristorazione. Lo chef esperto ispeziona il ristorante nel suo aspetto estetico ed igienico, la qualità dei cibi proposti, osserva il comportamento dei camerieri e individua i problemi di organizzazione. Alla fine propone il restyling del locale, della cucina, del menù. Il riferimento rimanda alla attività delle “cucine economiche popolari” sostenuta anche dall’Associazione Universale di S. Antonio nella fornitura del pane tramite la scelta del 5xmille.

Il pregiudizio che serpeggia è che sia un luogo degradato, rifugio per sbandati e furfanti, magari anche sporco e mal curato. Non si tratta per nulla di una “cucina da incubo”, ma di un luogo di accoglienza e di sostegno a servizio della persona. Non si fornisce solo un pasto ma una serie di servizi (lavanderia, guardaroba, ambulatorio medico, avvocati di strada...) per ridare dignità alle persone e l’opportunità di un recupero sociale, lavorativo, economico. Le cucine popolari di Padova sono anche luogo formativo per la città, esercizio di volontariato e di sensibilizzazione alla carità. Non è un’opera di assistenzialismo ma di valorizzazione della dignità della persona in tanti suoi aspetti. Sono simbolo di cura e carità, di giustizia e pace. Altro che incubo!

 

Per saperne di più: https://fondazionenervopasini.it/cucine-economiche-popolari/