E Olimpiade sia!

Ci siamo, finalmente il 23 luglio 2021 è giunto, con il suo carico di sogni, speranze e sudore. Tokyo e la sua notte sono state illuminate dal braciere olimpico con le fiamme arrivate dal sacro stadio di Olympia: i Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo sono cominciati, con un anno di ritardo, ma sono cominciati, testardi testimoni di quella volontà di non arrendersi mai che è tipica dell’atleta olimpico.
Nella guerra contro la pandemia sono state perse non una ma più battaglie: lo spostamento di un anno, la perdita del pubblico, la paura che ancora attanaglia i Governi e gli enti sanitari dei Paesi che vedranno sventolare la propria bandiera sull’ovale dello Stadio Olimpico di Tokyo. È una sfida che il mondo gioca contro un nemico sfuggente e pervicace, che ha mietuto e miete vittime, si nasconde, si trasforma: il virus del covid-19 sembrava che fosse stato vinto, e invece aveva soltanto nascosto la palla ai suoi avversari. Ma qual è la differenza tra il 2020 e oggi?
Che gli atleti sono a Tokyo e i giochi si stanno svolgendo. E gioia, lacrime, infortuni, sorprese a profusione dagli sport di squadra e da quelli singoli, sulle ruote o a cavallo, nulla distoglie il perfetto olimpista dal godere delle performance degli atleti. A volte non è neanche importante chi arrivi primo (casomai è il solito grande campione dominante il suo settore) ma la sorpresa della medaglia di bronzo goduta come un amore assoluto totale. “Questi sono i Giochi Olimpici: sono la conferma che oltre alla vittoria c’è la manifestazione della volontà dell’atleta di competere, di far valere i suoi sacrifici – dice al Sir Enzo Cappiello, segretario generale della Ficts, Federazione internazionale del cinema e televisione sportivi, riconosciuta dal Comitato internazionale olimpico -. Per un atleta i Giochi sono il coronamento di un percorso di crescita umana e professionale: non tutti diventano campioni, ma tutti diventano punto di riferimento per le nuove generazioni di atleti che vedranno in loro un modello, un esempio, sia nel celebrare la vittoria sia nell’accettare la sconfitta”.
Nella dimensione olimpica l’atleta deve soprattutto essere un modello da seguire e da eguagliare: “I grandi campioni vengono ricordati e studiati: si cercano i segreti della velocità in Owens, in Borzov, in Jet Smith come si studiano i salti di Sara Simeoni, Dombrowski, di Fosbury o l’arte del superamento dell’ostacolo di Moses. Si studiano i segreti delle bracciate di Federica Pellegrini come le schiacciate della nostra immensa portabandiera Paola Egonu.
Ogni atleta che partecipa alle Olimpiadi cerca di andare oltre, Citius-Altius-Fortius, più veloce, più alto e più forte, ma prima di tutto cerca di raggiungere e superare i suoi limiti e se vince sarà la gloria, se non vince avrà comunque partecipato”.
Per Cappiello una generazione ha rischiato di non poter esprimere il suo massimo a causa della pandemia: “La sensazione di scoramento che si è provata l’anno scorso, quando i Giochi son stati rinviati, ha fatto pensare con tristezza alle edizioni di Berlino 1916, Tokyo 1940 e Londra 1944, cancellate per la prima e la seconda guerra mondiale. Invece la volontà di lottare, di non arrendersi, anche di rischiare, ha reso questi 12 mesi un’attesa infinita che darà speranza al Mondo.
Certo, ci sono delle restrizioni enormi, non ci sarà il comune scambio degli atleti nel villaggio olimpico, mancherà il tifo del pubblico, e quel poco che presenzierà dovrà essere – diciamo – sanificato. Ma non importa. I Giochi saranno la più bella opportunità per una intera generazione di confermare la propria scelta di competere con valore e onestà, alla pari, senza doping e trucchi”. E per chi volesse fare un ripassone della storia dei Giochi Olimpici dell’Era Moderna, c’è il sito della Digital Community della Ficts, con 27.234 video, filmati e film olimpici gratuiti, compresa l’edizione di Tokyo 1964, all’indirizzo www.sportmoviestv.com/piattaforma-sportmoviestv dal 23 agosto per 45 giorni.
Massimo Lavena
Agensir