Nel 2020 gli italiani con un diploma di scuola secondaria superiore sono il 62,9%, molto meno del 79% della media dell’Unione europea, mentre i laureati si attestano al 20%, sotto di ben 12,3 punti alla media Ue.
Abbiamo gioito con orgoglio per il premio Nobel conferito al fisico Giorgio Parisi in merito ai suoi studi sui sistemi complessi. Ma l’eccellenza è la punta di un iceberg, tanto è maggiore e diffusa in una società tanto più ampia sarà la base su cui poggia, quella base nascosta sotto il livello del mare. Purtroppo, quando osserviamo la parte immersa scopriamo la nostra debolezza, una fragilità di sistema dal quale –fortunatamente – nonostante tutto alcuni personaggi continuano a sbocciare.
L’ultimo Rapporto Istat su “Livelli di istruzione e partecipazione alla formazione” ci mostra l’immagine di un’Italia in grave ritardo e mette in luce la contraddizione del sapere in una società con pochi laureati e pochi diplomati dalla quale emerge qualche eccezione. Sono pochi i laureati e i diplomati, al di sotto dei livelli europei. Nel 2020 gli italiani con un diploma di scuola secondaria superiore sono il 62,9%, molto meno del 79% della media dell’Unione europea, mentre i laureati si attestano al 20%, sotto di ben 12,3 punti alla media Ue.
Sono minimi anche i dati che si riferiscono all’apprendimento e all’aggiornamento per una formazione lungo tutto l’arco della vita. Gli obiettivi fissati dalla strategia Ue 2020 miravano al coinvolgimento del 15% dei cittadini. L’Italia si è fermata a meno della metà (7,2%) contro il 13% della Francia o l’11% della Spagna. C’è scarsa attenzione alla formazione usciti dai percorsi scolastici. Il rapporto mostra anche un altro fattore che l’istruzione alimenta altra istruzione: infatti le persone più coinvolte nel life long learning non sono quelle con un livello di istruzione basso o medio basso, ma quelle con un livello di istruzione terziario. Così quelli che hanno interrotto presto il loro percorso di studi vedono aumentare la distanza dagli altri. Il loro sapere si deteriora più velocemente e diventeranno meno appetibili per il mercato del lavoro.
La qualità dell’istruzione non solo innalza la qualità professionale in un paese, ma anche la partecipazione alla sua vita civile e politica. Gli analisti sociali ci dicono che a maggiore titolo di studio corrisponde una maggiore responsabilità verso la comunità e una maggiore consapevolezza della progettualità personale.
Le potenzialità di una società si misurano anche sulla ricchezza delle sue risorse e la conoscenza che passa dal livello di istruzione dei cittadini è una delle più preziose. Purtroppo, le eccezioni non riusciranno a sollevare il livello medio.
Andrea Casavecchia
Agensir