Ogni anno, nella terza domenica di Pasqua e il lunedì e martedì successivi, si rinnova a Padova, nel monastero di san Bonaventura delle sorelle Povere di Santa Chiara (clarisse), l’antica tradizione dell’esposizione dell’immagine del Crocifisso detto “miracoloso”. È un quadro che risale al 1700, un dipinto a olio su tela, di dimensioni modeste (85×70 cm) che richiama attorno a sé una grande devozione, affetto, fede. In tanti bussano al monastero, fondato nel 1612 da madre Graziosa Zechini, di famiglia veneziana, che manifestò il desiderio di abbracciare un istituto di stretta osservanza francescana.
Cercano una parola di conforto, un luogo di silenzio, una preghiera. «È detto “miracoloso” – racconta suor Maria Elisabetta, una delle 5 sorelle presenti nel monastero – perché si dice che quando l’autore, un sacerdote spinto da profonda devozione al Crocifisso, decise di rappresentare il tormento e il dolore di Gesù morente, l’immagine stessa iniziò a contorcersi fino ad assumere la posizione che vediamo. A questa immagine sono legati anche alcuni miracoli: si tramanda di persone che, dopo aver pregato davanti al quadro, abbiano ottenuto delle grazie».
Fra i tanti miracoli, il primo che viene ricordato è quello di una ragazzina muta che facendosi il segno della croce davanti al quadro ha pronunciato le sue prime parole,“nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. È impossibile verificare l’esattezza, ma ciò non toglie che sia molto sentita la devozione per questo particolare Crocifisso. «Credo che il miracolo più grande – continua suor Maria Elisabetta – sia quello di Gesù che continua ad attirare a sé le persone, proprio come dice la scritta alla base del dipinto: “Rimiri il peccatore come sto per suo amore” che parla di questo grande amore di Gesù che si è donato a noi».
L’esposizione nei tre giorni pasquali (quest’anno il 23, 24 e 25 aprile) è un momento molto sentito, tanto che neanche la pandemia ha potuto bloccare la tradizione. Nel 2020 - 2021 a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria le sorelle hanno dovuto trovare un’alternativa: utilizzando le moderne tecnologie hanno così realizzato un breve filmato. «Questo ha un po’ supplito la mancanza dell’esposizione vera e propria – dice suor Maria Elisabetta – proprio in quei giorni in cui le persone avevano bisogno di trovare conforto nella preghiera per quanto stava accadendo. Le richieste che ci giungono sono le più svariate: Gesù sofferente consola chi soffre.
Le persone lo sentono vicino, non è una presenza lontana e chi è nella prova, nella difficoltà trova conforto in Lui. Gesù elevato da terra li fa sentire amati». La chiesa di via Cavalletto nei giorni di triduo resta sempre aperta, dalle 6.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 19. Le sante messe vengono celebrate alle ore 7.30, alle 10, alle 18. Alle 7 le lodi mattutine e alle 16.30 i vespri seguiti dal santo rosario. «I fedeli ci considerano un po’ le custodi del Crocifisso miracoloso – conclude la sorella clarissa – così come santa Chiara era la custode del Crocifisso di san Damiano che aveva parlato a san Francesco».
Nel coro del monastero le Clarisse custodiscono anche un altro piccolo tesoro: si tratta della bella statua di Sant’Antonio donata loro il 12 giugno 1901 (vigilia della festa solenne del Taumaturgo) dal nostro fondatore don Antonio Locatelli che con frequenza si recava all’interno delle mura per chiedere consigli a queste Sorelle che stimava in modo singolare. Ebbene, accanto a questa statua, specie di martedì, le religiose continuano a pregare per i tanti aderenti dell’Associazione Universale di Sant’Antonio e i loro cari. Ricordiamo poi che loro son felici nel poter donare un consiglio, un incoraggiamento, una consolazione a quanti desiderano contattarle al telefono (049/8752186) o “colloquiare” via e-mail (clarisse.padova@gmail.com) o facebook (Sorelle Clarisse Monastero San Bonaventura - Padova).
Lodovica Vendemiati