Anna, ha 48 anni. Single, con una convivenza alle spalle, incontra Carmelo. Per lui una separazione impegnativa con strascichi legali ancora in corso. Si frequentano. «Carmelo è un fabbro, un uomo dalle mani d’oro, profondamente buono» sottolinea Anna. «Lei una donna di una dolcezza infinita, semplice. In tempo di burrasca, questo, ci ha fatto tenere per mano» spiega Carmelo. «Abbiamo iniziato a frequentarci ed è nato il desiderio di avviare una relazione stabile». «Fin da piccoli avevamo vissuto la nostra fede all’interno delle nostre comunità parrocchiali – spiega Anna – Sentivamo ancora questo desiderio, pur sapendo che, stante la situazione, non potevamo accostarci ai sacramenti.
Abbiamo iniziato a frequentare alcune chiese per poi approdare al Crocifisso dei Miracoli, parrocchia dei gesuiti a Catania». «Erano passati degli anni, ma non ero riuscito mai a pronunciare la parola separazione – racconta Carmelo – Qui, durante la confessione, mi sono sentito profondamente ascoltato. Il sacerdote non ha detto nulla. Al termine mi ha donato l’immagine del “Padre Misericordioso“ di Rembrant. Così, tra le lacrime, si è aperto in me il desiderio di un nuovo cammino». Al termine di una celebrazione, ascoltano, tra gli avvisi, l’invito a un percorso per conviventi e separati. «Sembrava fatto proprio per noi!» ricorda Anna.
Il percorso comunitario “Camminare insieme”
L’esperienza di accompagnamento di coppie ferite era nata nel 2013 grazie a padre Mario Farrugia, poi proseguita con padre Gianni Notari e ora promossa dall’attuale parroco padre Narciso Sunda. «Siamo stati accolti come in una famiglia e abbiamo incontrato altre coppie che soffrivano del nostro stesso dolore – ricorda Carmelo – Abbiamo iniziato a condividerlo, insieme agli errori, alle difficoltà, al fallimento del matrimonio». L’itinerario dura un anno con incontri mensili. Si parte da un tema offerto alla luce della Parola: dal perdonarsi, al perdono, poi l’amore di Dio, il rispetto per i figli, per trovare pace nella propria storia.
Spazio quindi alle risonanze, alla preghiera personale e alla condivisione. «Sono emerse difficoltà, sensazioni di tutti i compagni di viaggio. Così piano piano è nata una profonda fratellanza tra noi». Nel gruppo c’erano altre coppie di separati, due single. «Non è stato facile all’inizio esternare i nostri sentimenti e mostrare le nostre ferite, ma poi, strada facendo, abbiamo sentito il desiderio di restituire quello che avevamo ricevuto, aiutando chi si trova in situazione simili alle nostre». Così oggi Anna e Carmelo sono referenti del gruppo che accoglie 18 persone.
Un nuovo annuncio di frontiera
Tante le relazioni che entrano in crisi, per vari motivi. «Qualcuno sceglie il matrimonio per uscire di casa – spiega padre Narciso – altri smettono di parlare dopo l’arrivo dei figli, molti rompono la relazione per adulterio. La vita sacramentale resta spesso molto formale». «Le relazioni molte volte naufragano perché uno vuole diventare il padrone dell’altro – aggiunge Carmelo – Dobbiamo imparare a essere compagni di noi stessi e degli altri». «Quello vissuto è stato un percorso di profonda comunione spirituale – spiega Anna – Una sera al termine di un incontro è poi arrivata la notizia che ci saremmo potuti riaccostare all’eucarestia, come indicato da Papa Francesco nell’Amoris Laetitia. È stata una gioia immensa!». «Le persone tagliate fuori dai sacramenti sono tante, perché vivono in condizioni di perenne adulterio.
Si tratta di persone di fede, molte volte riscoperta proprio in questo trauma. È come innamorarsi di Gesù, ma non poter poi avere un rapporto con lui – spiega padre Narciso – Spesso osservo chi partecipa alla celebrazione con assiduità. Se noto che non si accostano all’eucarestia, al termine mi avvicino e inizio a dialogare con loro per poi comunicare la possibilità di avviare un cammino». Il percorso è a tre, specifica Anna: «La coppia, il sacerdote e la comunità, ovvero le coppie che hanno fatto l’itinerario da anni». «Il momento giusto per rivivere i sacramenti viene definito in un dialogo intimo e personale con ciascuno» aggiunge padre Narciso. Quella in atto è un’esperienza profetica, di frontiera. Il gruppo accoglie anche i referenti della pastorale diocesana come osservatori per poi condividere la bontà dell’esperienza anche in altre realtà. «Siamo profondamento grati per aver avuto l’opportunità di essere accolti come siamo, senza etichette. È stato fondamentale per noi. Ci ha dato la forza di riprendere il cammino».
Laura Galimberti