La mensa scolastica spesso offre l’opportunità a molti bambini di trovare quel pasto equilibrato che in famiglia per vari motivi non trovano. Ecco l’importanza del progetto “Facciamo i Buoni”.
«Va assicurato almeno un pasto completo a ogni bambino in condizione di povertà assoluta – diceva nel giugno 2021 Carla Garlatti, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) – La mensa deve divenire un livello essenziale delle prestazioni, un diritto, anche prevedendo criteri omogenei di compartecipazione dei genitori ai costi e misure di aiuto per i morosi incolpevoli». Sono passati due anni, ma l’affermazione della Garlatti è quanto mai attuale. Una corretta alimentazione, cibo sano, ben bilanciato è alla base della crescita e dello sviluppo psicofisico di bambini e ragazzi. A chi spetta trasmettere delle corrette abitudini in questo senso? Sicuramente alle famiglie, ma anche la scuola gioca un ruolo importante.
La mensa diventa l’opportunità, per molti bambini e bambine, di trovare quel pasto equilibrato che in famiglia, per difficoltà organizzative, di tempo e spesso per motivi economici, non trovano. Proprio per questo l’Associazione Universale di Sant’Antonio prosegue con la campagna di solidarietà “Facciamo i Buoni”. Le ricerche (riferite a una indagine Istat sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie del 2019) ci dicono che in Italia circa 10 famiglie su 100 non possono permettersi di mangiare carne o pesce ogni due giorni, un dato che varia in base alla tipologia familiare (più colpiti i nuclei monogenitoriali) e in base al territorio (soprattutto sud e isole).
Proprio in Sardegna, il comune di Modolo, in provincia di Oristano, ha accolto e ha aderito al progetto “Facciamo i Buoni”. Modolo è un piccolo borgo nella costa centro-occidentale della Sardegna impegnato da svariati anni in un percorso virtuoso di crescita e sviluppo sostenibile. «All’interno della strategia generale, intrapresa da tempo, riveste un ruolo di prim’ordine l’attenzione all’inclusione e alla solidarietà fra i popoli – racconta il sindaco Omar Aly Kamel Hassan nella mail che ha accompagnato la firma del protocollo di intesa fra Comune e Associazione – In quest’ottica il comune ha aderito alla Rete dei comuni Solidali (RE.CO.SOL.), con l’intento di collaborare a sostegno e a favore dei soggetti più fragili, facendo rete tra istituzioni e condividendo buone pratiche».
L’attenzione del Comune è a 360 gradi: gli interventi che sta portando avanti infatti riguardano non solo l’infanzia, ma anche l’accoglienza di profughi, in particolare quelli in fuga dalla guerra che ha sconvolto l’Ucraina. Le vittime sono principalmente bambini e donne per i quali si cerca di individuare dei luoghi idonei in cui ospitarli garantendo loro tutta l’assistenza necessaria per la migliore integrazione con il contesto locale. Poi c’è il progetto di realizzazione di un parco giochi inclusivo completamente accessibile; il progetto volto alla realizzazione di panchine di comunità consistenti nell’installazione di alcuni punti strategici di particolare pregio panoramico. «Tutti questi interventi – scrive il sindaco – comportano per l’amministrazione comunale un impegno finanziario piuttosto gravoso che ammonta a svariate decine di migliaia di euro se non anche qualche centinaio ed è pertanto quantomai gradito il vostro sostegno finanziario che al di là dell’importo effettivo sarà oltremodo apprezzato e consentirà di attribuire maggiore lustro all’intervento prescelto».
Queste parole, così come i pochi dati elencati all’inizio dell’articolo, ci fanno capire quanto importante sia il progetto “Facciamo i Buoni” e soprattutto il ruolo decisivo che gioca la mensa scolastica che, come sappiamo, in Italia non è un servizio gratuito e non tutte le famiglie possono permettersela. Garantire un buono pasto ai bambini e alle loro famiglie significa investire sul futuro delle nuove generazioni.
Lodovica Vendemiati