“È stata una regina che ha fatto sul serio politica, con grande discrezione ed energia”. Così lo storico Franco Cardini ricordando il regno della regina Elisabetta II, morta nei giorni scorsi. “Quest’ultima monarchia si diceva fino a qualche tempo fa fosse la più tradizionale del mondo con quella del Giappone.
La regina di Inghilterra era anche capo della Chiesa inglese, un ruolo che ha svolto sempre con grande attenzione ed energia. È stata una donna che ha attraversato un periodo lungo e difficile. Prima il non facile regno del padre di cui ha vissuto le debolezze. Poi, l’aver attraversato un duro dopoguerra, una ricostruzione difficile e lunga. Il razionamento alimentare è durato fino al ’60. Fino a dover affrontare, dopo la seconda guerra mondiale, il lento crollo dell’impero britannico”.
Sotto questo aspetto lo storico ricorda “l’affetto e il legame che la regina provava per scozzesi e irlandesi”. “La sua visione era quella del Regno Unito più che del Regno d’Inghilterra. Era molto amata dagli scozzesi. Ma si è trovata ad affrontare le lacerazioni dell’Uk, lo Stato della Thatcher verso cui non simpatizzava affatto – sostiene Cardini –. Non era un sovrano che volesse prevaricare.
Non possiamo dire che la politica britannica fosse guidata dalla regina, la Costituzione non glielo avrebbe permesso. È una monarchia costituzionale di cui aveva rispetto”. Lo storico riferisce, inoltre, che la regina Elisabetta “aveva ereditato qualcosa della debolezza caratteriale del padre ma l’aveva declinata facendo capire il proprio dissenso anche verso i governi che non gradiva”. “Ma lo faceva con rispetto”. “Non le piacque la campagna dell’Iraq inventata da Tony Blair.
Ha avuto sempre la discrezione di non fare pesare il suo ruolo al di là della Costituzione. Ma si è avvalsa del suo personale diritto di dissenso”.
Agensir
Foto ANSA/Sir