«Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia» (Lc 2,7). O povertà, o umiltà! Il padrone di tutte le cose è avvolto in fasce, il re degli angeli è adagiato in una stalla. Vergognati, o insaziabile avarizia! Sprofonda, o umana superbia! «Lo avvolse in fasce». Osserva che Cristo all'inizio e alla fine della sua vita viene avvolto in fasce. Sono le parole di Sant'Antonio trascritte nei Sermoni domenicali, in quello dedicato al Natale del Signore.
Queste parole ci riportano anche a quelle usate nelle Fonti Francescane per descrivere il primo presepe realizzato da san Francesco nel 1223 a Greccio (Rieti): «Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero». Non notiamo forse una certa assonanza? I due Santi non concordano infatti nell'indicarci – fra le righe - una certa via per vivere il Natale? Ci invitano ad un Natale di semplicità, di povertà e umiltà.
E questo in effetti dovrebbe essere il vero messaggio del Natale. Anche Papa Francesco, in tempi più vicini a noi, nel Messaggio Urbi et Orbi del 25 dicembre dello scorso anno ci dice che Gesù «Viene tra noi nel silenzio e nell’oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane. Egli stesso è la Parola che dà senso all’esistenza, Lui è la luce che rischiara il cammino». Tre voci, uno stesso messaggio. Ma la nascita di Gesù è anche momento di gioia.
È una sorpresa che sconvolge, che irrompe nella nostra vita, la scardina e ogni volta ci porta qualcosa di nuovo, un nuovo messaggio, un diverso approccio all'anno che arriverà, un proposito, un'attenzione in più a chi ci sta vicino, a chi soffre, a chi vive una fragilità. L’Avvento che viviamo nel mese di dicembre può aiutarci in questo viaggio che ci conduce alla nascita di Gesù.
A quell'evento sorprendente che ogni volta può sconvolgerci in maniera nuova e inaspettata. Se sappiamo coglierne l'essenza, se sappiamo accogliere il Bambino nella nostra vita, nella sua umiltà e semplicità, non siamo sicuramente al riparo da altri eventi inaspettati, non ci assicura un anno sereno e senza intoppi, ma ci garantisce di realizzare pienamente la nostra vita da cristiani.
Buon Natale di serenità e speranza a tutti voi!
Foto: Benozzo Gozzoli, Il presepe di Greccio, 1450-1452, Chiesa di San Francesco, Montefalco (Perugia)