Chi arriva di notte a Betlemme in questo periodo dell’anno viene catturato dal seducente gioco di luci e di colori che avvolgono le vie della città. Si avverte il clima di festa e di gioia che i betlemiti attendono e preparano tutto l’anno: gli occhi del mondo, almeno per qualche ora, si volgeranno alla loro città e, forse, molti amici lontani decideranno di visitarla. Alle prime luci dell’alba, spente le luminarie e senza il suono delle zampogne e delle percussioni che allietano le ore serali, sotto gli occhi del visitatore si profila una realtà diversa, meglio sarebbe dire, la realtà. Al fascino emozionante della sera precedente, subentra lo sconcerto per una città segnata in buona misura dal colpevole disordine e degrado, oltre che dal dolore e dall’opprimente violenza del muro di separazione.
È Betlemme, e come si può non amare Betlemme? Ma proprio perché la si ama, amareggia vederla così. Il potere della luce! Un bravo regista sa bene che tra le scelte decisive che potranno determinare la buona riuscita del suo lavoro c’è anche l’identificazione di un tecnico luci che sappia valorizzare attori, ambienti e talvolta persino creare spazi e suggestioni. Oggi, la tecnologia ci permette persino di disegnare con la luce, di dare vita a situazioni virtuali, di proiettare immagini che vanno a sovrapporsi alla realtà, mutandola.
Allora, non basta guardare fuori dalla finestra, una mattina di dicembre, e scorgere Betlemme così come si presenta, alle prime luci dell’alba. Ben più urgente e decisivo è guardare con schietta onestà la nostra vita, il nostro cuore. Può essere doloroso ammettere che il buio ci ha avvolti, forse persino con la nostra complicità. Ma solo la consapevolezza di essere nel buio, fa desiderare la luce. I Pastori nella notte di Betlemme vegliavano il loro gregge nell’oscurità e quasi forzavano, con il loro desiderio, il sorgere del sole, che annunciava la fine del pericolo incombente. Ben più drammatica della notte astronomica è la notte esistenziale.
A chiunque abiti la notte con il desiderio struggente di vedere la luce del sole, giunge l’annuncio angelico: “oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10). A quanti accolgono, con umiltà e gioia, questo annuncio è dato di sperimentare la stessa liberazione vissuta dai pastori: “la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,9).
Betlemme è la città della Luce. Betlemme è la grotta dalla quale è sorto il Sole di giustizia e di verità, perché viene dall’Alto: Gesù, il Verbo di Dio, fatto carne per inondare il mondo con la sua luce gentile e squarciare le tenebre che avvolgono il cuore dell’uomo. Nella notte e nel buio possiamo nascondere la realtà o crearne una diversa, seducente e ingannevole, ma quando splende il sole tutto assume la sua vera forma e tutto trova le sue reali proporzioni. Il primo gesto creatore fu separare la luce dalle tenebre. È ciò che sta al “principio” della nostra stessa vita e di ogni suo giorno: decidere se vivere nelle tenebre o alla luce! Betlemme ci esorta a “venire alla luce”.
Per un attimo, può sembrare consolante e pacificante, attenuare il dolore e l’angoscia con l’anestetico dell’inganno e coprire le ferite e i fallimenti con un banale “va bene così” o “andrà tutto bene”. Gesù non inganna, non anestetizza, non copre. Gesù è il Salvatore, che toglie il male alla radice; è la Verità che illumina il fondo dell’anima e le indica la via; è la Vita stessa che immette l’eternità nella storia, che pervade d’amore l’angustia del cuore umano. “Andiamo a Betlemme a vedere” (cf. Lc 2,15). Ascoltiamo l’esortazione dei pastori e, ancora una volta, “il popolo che cammina nelle tenebre, vedrà una grande Luce” (cf. Is 9,1). Le tenebre avvolgono ancora e pesantemente l’umanità. Il buio ottenebra spesso i giorni e i pensieri di tante persone.
Nel disorientamento è solo una la cosa da fare: “Andiamo a Betlemme a vedere”. Betlemme è la città della Luce. Betlemme è dove il Verbo di Dio si è mostrato nella carne di un Bambino. Betlemme è la Casa del Pane. Andare a Betlemme per noi, oggi, significa, ascoltare con fede il Vangelo annunciato dalla Chiesa. Andare a Betlemme significa riscoprire la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, custodita nei tabernacoli delle nostre chiese. Dilaga la moda di proiettare immagini sulle facciate delle chiese, creando con la luce un velo che affascina, ma che copre e separa. E si assiste al triste spettacolo di chiese deserte, di inginocchiatoi impolverati. Sta a noi decidere da quale Luce ci vogliano far abitare!
Vincenzo Peroni
Agensir - Foto: Sir