“Un lavoro complesso, iniziato nel 2002, che si confrontava con una nuova traduzione che doveva essere evidentemente il più fedele possibile all’originale. Nei primi anni eravamo guidati da un’istruzione della Santa Sede che chiedeva una traduzione letterale del testo latino, e in alcuni passaggi ci sono state difficoltà perché i testi che ne uscivano in italiano potevano avere aspetti delicati o essere ostici alla preghiera e alla musicalità. Nel 2007, poi, il motu proprio Magnum Principium ha restituito in qualche modo la responsabilità alla Conferenza episcopale in ordine alla ricerca di una fedeltà al senso profondo del messaggio in relazione alla lingua italiana”. Mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente della Commissione episcopale per la liturgia della Cei, parla della nuova edizione del Messale Romano che, approvato da Papa Francesco il 16 luglio 2019, diventerà obbligatorio dalla prossima domenica di Pasqua, 4 aprile 2021. In diverse diocesi, però, il testo sarà utilizzato per celebrare a partire dal 29 novembre, prima domenica di Avvento.
Il Messale è il libro dei sacerdoti o della comunità?
Non dobbiamo dimenticare che il Messale è frutto del Concilio Vaticano II e anche questa nuova edizione prosegue nel solco tracciato: la celebrazione dell’Eucarestia e della liturgia in generale è la celebrazione del popolo di Dio articolato nelle sue varie ministerialità. I preti hanno un ruolo determinate, ma tutta l’assemblea è coinvolta e partecipe. Il Messale norma la celebrazione di tutti, indicando quel che ciascuno deve fare. Ecco perché non è solo il libro del prete e a maggior ragione è importante che sia conosciuto dal popolo, in modo che possa partecipare con consapevolezza alla liturgia.
Alla preparazione della nuova edizione hanno lavorato oltre 70 esperti…
È stato un lavoro delicato e condotto con la massima attenzione, proprio perché si tratta del testo formativo della celebrazione eucaristica per le chiese in Italia. Tra l’altro, il Messale Romano è quello utilizzato dal Santo Padre ed è anche il riferimento per le Conferenze episcopali di altre nazioni che hanno più facilità a farsi aiutare dalla traduzione italiana. È stato un processo lungo e faticoso che ha caricato di responsabilità la Commissione episcopale e il gruppo di lavoro.
Come è stato accolto dai parroci?
In generale molto bene, perché si è compresa l’importanza di avere un Messale arricchito e corretto nei passaggi ambigui. Era necessario aggiornare il linguaggio, integrare nuovi testi e aggiornare il calendario. Pensiamo, ad esempio, ai nuovi santi che sono stati proclamati e proposti alla Chiesa universale. Anche a livello editoriale è stato realizzato un libro maneggevole e resistente, che può essere utilizzato tutti i giorni con tranquillità. Anche il carattere con cui è stato stampato il libro è cambiato, abbandonando il neretto in nome di una maggiore chiarezza e proporzione. Ci sarà bisogno di un periodo di tempo per abituarsi al cambiamento, ma sono sicuro che si tratti soltanto di un adattamento alla nuova veste tipografica.
Perché le illustrazioni sono state affidate all’artista contemporaneo Mimmo Paladino?
Un Messale del 2020 non poteva che avere espressioni artistiche del tempo che gli appartiene. Ci posso essere preferenze e gusti, ma il Messale ha sempre avuto illustrazioni contemporanee: è la logica dei testi liturgici. A livello editoriale, si è avuta l’accortezza di inserirle in maniera poco invasiva: non disturbano ma corredano il testo, la preghiera non sarà influenzata dalle immagini.
Alcuni sostengono che attraverso la nuova edizione del Messale si voglia contribuire a un cambiamento dell’ecclesiologia…
Quando a Papa Francesco è stata presentata simbolicamente la prima copia del Messale Romano, il Santo Padre ha ribadito che questo è il messale del Vaticano in continuità con il Concilio. Come hanno ripetuto anche san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il magistero del Concilio è ancora il faro del cammino della Chiesa: la celebrazione dell’Eucarestia riprende e riflette l’ecclesiologia del Concilio attuandola nella vita delle comunità.
Oltre alla nuova traduzione del latino, il Messale contiene formule rinnovate nel Padre Nostro, nel Gloria, nell’atto penitenziale.
Non abbiamo seguito una moda teologica o liturgica. Al contrario, abbiamo cercato di essere ancora più fedeli all’originale per creare una comunione di preghiera. Le nuove espressioni del Padre Nostro sono state introdotte per aiutarci pregare il Signore senza ambiguità. All’inizio, dato che il Padre Nostro è forse il testo più delicato per i fedeli, ci sarà da fare attenzione. Sacerdoti e parroci avranno un ruolo importante, ma ben presto ritengo che tutti saranno contenti di pregare in un modo che esprime ancora meglio il volto del Dio in cui crediamo, che è un volto di misericordia.
Riccardo Benotti
Agensir