“Memoria, riconciliazione, e quindi guarigione”. Sono le tre tappe del viaggio in Canada, di cui il Papa ha ripercorso le tappe, durante l’udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI. “Abbiamo fatto questo terzo passo del cammino sulle rive del Lago Sant’Anna, proprio nel giorno della festa dei Santi Gioacchino e Anna”, ha sottolineato Francesco: “Per Gesù il lago era un ambiente familiare. Tutti possiamo attingere da Cristo, fonte di acqua viva”. “Da questo percorso di memoria, riconciliazione e guarigione scaturisce la speranza per la Chiesa, in Canada e in ogni luogo”, la tesi del Papa, che ha fatto riferimento alla figura dei discepoli di Emmaus, che “dopo aver camminato con Gesù risorto passarono dal fallimento alla speranza”.
“Il cammino insieme ai popoli indigeni ha costituito l’asse portante di questo viaggio apostolico”, ha ripetuto Francesco: “Su di esso si sono innestati i due incontri con la Chiesa locale e con le autorità del Paese, alle quali desidero rinnovare la mia sincera gratitudine per la grande disponibilità e la cordiale accoglienza che hanno riservato a me e ai miei collaboratori, e ai vescovi lo stesso”. “Davanti ai governanti, ai capi indigeni e al Corpo diplomatico – ha riassunto il Papa - ho ribadito la volontà fattiva della Santa Sede e delle comunità cattoliche locali di promuovere le culture originarie, con percorsi spirituali appropriati e con l’attenzione alle usanze e alle lingue dei popoli.
Nello stesso tempo, ho rilevato come la mentalità colonizzatrice si presenti oggi sotto varie forme di colonizzazioni ideologiche, che minacciano le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli, appiattendo le differenze, concentrandosi solo sul presente e trascurando spesso i doveri verso i più deboli e fragili”. “Si tratta dunque di recuperare un sano equilibrio, recuperare l’un’armonia – che è più di un equilibrio, è un’altra cosa - tra la modernità e le culture ancestrali, tra la secolarizzazione e i valori spirituali”, la ricetta di Francesco: “E questo interpella direttamente la missione della Chiesa, inviata in tutto il mondo a testimoniare e seminare una fraternità universale che rispetta e promuove la dimensione locale con le sue molteplici ricchezze”.
“Voglio ribadire il mio ringraziamento autorità civili”, ha proseguito a braccio: “Alla signora governatrice, al primo ministro, alle autorità dei posti dove sono andato: ringrazio tanto per il modo in cui hanno aiutato che questo si facesse. E ringraziare i vescovi, soprattutto l’unità dell’episcopato: questo è stato possibile da parte nostra perché i vescovi erano uniti, e dove c’è unità si può andare avanti”.
M.Michela Nicolais
Agensir - Foto: VaticanMedia/SIR