Testimonianze di devozione a sant'Antonio
Ho 65 anni e sono legato a Sant’Antonio dall’infanzia. Sono nato con una malformazione cardiaca e mia mamma quando avevo 1 anno mi ha posto sotto la protezione del Santo con offerte di sante Messe, l’abbonamento al mensile e facendo voto di vestirmi col saio fino all’età di 3 anni. A 11 anni sono stato operato e guarito.
Naturalmente uno dei pochi viaggi fatti per “diletto” da mia mamma, io neopatentato, è stato alla Basilica come ringraziamento. Sposato ho continuato a rinnovare l’adesione alla rivista “Il Santo dei Miracoli” e a offrire un piccolo obolo per il pane dei poveri.
Domenico Fornoni, Castelcovati (BS)
La devozione verso il Santo e quindi la sua invocazione risale ai tempi di mio nonno e forse anche più in là. Ero bambino quando egli raccontava le vicissitudini patite nella grande guerra e spesso sottolineava che senza l’aiuto di Sant’ Antonio egli non sarebbe ritornato a casa: fu infatti ferito seriamente e passò molto tempo in ospedale con una prognosi riservatissima.
Dopo di lui tutta la mia famiglia, padre e madre in primis, hanno continuato la tradizione rivolgendosi quotidianamente al Santo per avere una intercessione, un aiuto sia per motivi di lavoro, per malattia, per affido dei bimbi o altro. Insomma il Santo era riferimento principale al quale rivolgersi in caso di difficoltà e spesso le richieste andavano a buon fine. Quindi, è stato facile per me avere una devozione particolare verso di Lui: non passa giorno in cui non rivolga a Lui il mio pensiero, per un ringraziamento, una preghiera, un aiuto, anche se... non sempre i miracoli avvengono!
Alfio Salsi, Firenze (FI)
La mia enorme devozione è dovuta a mia mamma che era una grandissima devota di Sant’Antonio. Quando poi partorii il mio secondo figlio, per incompetenza della ginecologa, nacque asfittico ed io ero in fin di vita. Dopo 6 giorni mi svegliai e accanto a me vidi l’immagine di Sant’Antonio che mi sorrideva. Venne mio marito a trovarmi e mi disse che nostro figlio, che tutti i medici davano per spacciato, si era ripreso e oggi, per grazia ricevuta, stiamo bene sia io che mio figlio Marco.
Grazie ancora a Sant’Antonio.
Franca P.
Ho 63 anni e la mia devozione a Sant’ Antonio è cominciata per merito di mio papà Mario. Mio padre è sempre stato molto devoto a sant’Antonio, ma io ero una bambina e non capivo bene come mai a lui piacesse molto far visita alla Basilica del Santo e ci portasse spesso a Messa a Padova. Io non avevo una particolare devozione per sant’Antonio. Quando sono
diventata adulta, in occasione della malattia di mia mamma, che era molto grave, ho saputo che mio padre era andato in un momento di sconforto a pregare sant’Antonio. Ha fatto tutto senza dirci niente. Poi la mamma è migliorata ed è tornata a casa. Un mese dopo, mio padre ha avuto un ictus ed è mancato improvvisamente. La mamma aveva ancora bisogno di essere accudita e un giorno che ero andata ad aiutarla mi ha raccontato che mio papà aveva fatto un voto a sant’Antonio perché lei guarisse; in cambio lui sarebbe andato per nove mesi ogni primo venerdì a Messa in Basilica a Padova. Purtroppo ne aveva fatti solo tre quando è mancato. Io al momento non ci ho fatto tanto caso a questa cosa poi, giorno dopo giorno, ci pensavo sempre di più e ho deciso di finire il voto che lui aveva fatto. Ho cominciato ad andare ad assistere alla Messa per gli altri sei primi venerdì del mese e da allora sant’Antonio è entrato nella mia vita e ho avuto un grande affetto verso questo Santo.
È sempre una forte emozione per me quando vado a trovarlo sia a Padova che a Camposampiero. Questa è la mia storia e grazie per l’opportunità di raccontarla.
Daniela Benetazzo, Campo San Martino (PD)
Vi conosco da tempo e sono abbonata alla Vostra rivista “Il Santo dei Miracoli”. Mia mamma e mia nonna erano devotissime al Santo e vicino al quadro che avevamo in cucina c’erano sempre fiori freschi. Ricordo quel giorno del 1947: avevo 8 anni e con la mamma stavo andando a far commissioni in paese, che dista mezz’ora di strada a piedi dalla piccola
borgata dell’astigiano dove abitavamo. In quel periodo mio papà era via per lavoro e alla sera non rincasava. Tornate finalmente a casa, sull’uscio la mamma inserì la chiave nella toppa, ma questa non girò: spinse, strattonò, ma nulla, la porta non si aprì. A un certo punto, ricordo come fosse oggi, alzò gli occhi al cielo e Lo invocò dicendo: «Sant’ Antonio, Voi che siete dentro, per favore, apriteci!». Appena sfiorata, la porta si aprì. Da allora sono passati quasi ottant’anni e io continuo a essere molto devota e ad affidare i bisogni miei e della mia famiglia alla protezione di Sant’Antonio.
Piera Torchio in Bosco, Brandizzo (TO)
Il 10 aprile scorso abbiamo festeggiato i 20 anni di vita dal cancro di mio marito Franco. Nel 2001 infatti gli fu diagnosticato un neuroblastoma olfattorio che gli portò via l’olfatto. Dopo mesi interi di angoscia, cure, interventi e radioterapia a fine anno ci recammo a Treviso per trovare degli amici. Io gli proposi di andare anche a Padova a vedere la Basilica di Sant’Antonio e a ringraziare con una Messa la sua guarigione miracolosa.
In quel meraviglioso tempio di preghiera, attaccati alla Tomba verde-acqua del Santo, piangendo di gioia abbiamo deciso di adottare una bambina come voto e segno di ringraziamento per ricambiare e ridonare così una vita migliore a una persona meno fortunata, in cambio della vita di mio marito Franco. L’anno successivo andammo in Romania (essendo io di origini rumene) in una casa famiglia gestita dalle Suore Missionarie italiane. Il 13 giugno (festa di sant’Antonio) abbiamo conosciuto e partorito spiritualmente nostra figlia di 3 anni Andreea, georgiana. Ora è una bella ragazza di 22 anni, studentessa in
Giurisprudenza alla facoltà di Diritto di Genova. È il nostro orgoglio e la nostra gioia!
Il Signore ha voluto molto bene a tutti e tre e gli saremo grati per tutta la nostra vita ringraziando ogni giorno i nostri cari santi intercessori S. Antonio, Don Bosco, S. Rita, S. Pio e tutti gli altri anche ortodossi (io mi ritengo di doppia cittadinanza e doppia religione: la fede non è mai abbastanza! Signore aumenta la nostra fede!).
Un altro miracolo è che tutti e due si assomigliano moltissimo e mia figlia e mio marito festeggiano pure il loro compleanno insieme il 24 maggio: giorno della Madonna Ausiliatrice (e don Bosco è il loro santo protettore, in quanto mio marito è piemontese).
Nel nostro cuore ci sarà sempre S. Antonio, protettore degli orfani, a cui rivolgiamo tutte le nostre preghiere, suppliche e ringraziamenti.
Ho voluto condividere la nostra gioia con voi e il mondo intero perché in questa pandemia c’è sempre bisogno dell’amore fraterno fra tutti gli esseri viventi del mondo intero.
Siamo tutti colpiti nel cuore e nell’anima, ma il Signore avrà pietà di noi e ci salverà anche dal virus invisibile e corruttibile dell’indifferenza, invidia, avarizia e da tutti i mali.
Grazie e lode a Dio
Cristina Ciuca in Marzano, Albenga (Savona)
Da tantissimi secoli tutta la mia comunità nutre viva fede e tanta devozione verso il Santo dei Miracoli. Sin da piccolo sentivo parlare i miei nonni, le persone anziane, che erano molto legate a Sant’Antonio: la tredicina a Giugno e la festa in onore al Santo nel mese di Agosto e i primi di Settembre hanno fatto incrementare la mia devozione.
Tra la notte dell’1 e del 2 settembre si svolge un pellegrinaggio a piedi e/o a cavallo che consente il perpetuarsi di un rito religioso che si tramanda da secoli. La storia narra che Sant’Antonio, ammalato e provato dall’insuccesso della sua spedizione in Marocco, veleggiando verso il Portogallo s’imbatté in una furiosa tempesta che lo abbandonò sulle coste della Sicilia: nel suo girovagare ha sostato e riposato una notte intera nel luogo chiamato “U chianu a Cannedda”. Era la primavera del 1221. Numerosi sono i fedeli che a piedi scalzi o a cavallo intraprendono il lungo cammino che inizia dalla chiesa dedicata al Santo, che si trova al centro del paese, e si conclude nella contrada denominata “Cannedda”, un “viaggio” di oltre 4 ore di cammino che attraversa i suggestivi boschi dei Nebrodi. È proprio in questo posto, a contatto con la natura, proprio davanti alla cappelletta dedicata al Santo, che ho ricevuto una grazia e ho anche sciolto un voto: problemi di salute che grazie all’intercessione del Santo sono andati via.
Da lì a poco tempo il Santo mi ha “chiamato” a far parte della grande famiglia della Confraternita di Sant’Antonio di Padova di Capizzi. Sono piccole testimonianze che rappresentano l’infinità bontà e la misericordia di Gesù Cristo e dei suoi Santi.
Francesco Sarra Minichello, Capizzi (ME)
Mi sono sposata a 22 anni e dopo nove mesi è nato il mio Roberto: bello sano, ero tanto felice con mio marito, nonni e zii. Sono andata dal pediatra per un controllo il quale mi disse che era proprio bello e non aveva bisogno di nulla; tuttavia mi diede delle gocce per aiutarlo a rinforzare le gengive. Dopo due giorni che Roberto assume queste gocce, inizia a star male. Lo ricoveriamo con urgenza e il medico all’ospedale di Salò mi diede una manata sulla spalla dicendo: «Prega Dio che si salvi; io metto tutta la mia professionalità». E così è andata, ma Roberto ne ha sofferto per un lungo anno piangendo dalla fame prima di uscirne. Mia sorella allora mi iscrisse all’Associazione Universale di Sant’Antonio e, appena ebbi la possibilità, mi sono recata in Basilica a ringraziare e ad affidare Roberto alla protezione del Santo. Cerco di pregarlo ogni giorno e a lui ricorro quale protettore dell’infanzia con queste parole: «Caro Sant’Antonio, protettore dell’infanzia, a voi raccomando e alle vostre pietose cure questi miei ragazzi. Custodite nei loro teneri cuori la grazia del nostro Signore Gesù Cristo; fate che ogni giorno crescano nella fede e nel santo timor di Dio. Sant’Antonio aiuta i miei ragazzi. Così sia». Ora lo invoco per i miei tre nipoti, figli di Roberto: Alessio di anni 27 perito, Andrea di anni 24 quasi ingegnere, e Gloria di 21 anni perito meccanico. Nel mio paese di montagna c’è il santuario della Santissima Madonna del pianto, costruito dai nostri antenati. A lei e al Santo mi sono rivolta quando Roberto quindicenne ha avuto un bruttissimo incidente; ho avuto tanta fiducia in loro e lui ne è uscito salvo. Un forte abbraccio a tutti, anche da mio marito Franco con il quale sono felicemente sposata da 56 anni, ha un buono ed è sempre pronto ad aiutarmi. Ho avuto solo Roberto come figlio, ma riempie per tanti.
Assunta Bacchetti Portieri, Franco, Roberto e famiglia, Vobarno (BS)
Grazie caro sant’Antonio.
Due anni fa sono stata operata di cataratta, ma l’operazione non è riuscita: ho perso la vista. Dopo un anno si prospettava di fare il trapianto di cornea. Pur essendo di Varese, con mio marito vengo spesso a Padova, al Santo e qualche tempo fa tornando a casa ho riacquistato la vista. I medici hanno detto subito che è un miracolo.Grazie, grazie caro Sant’Antonio e ti chiedo di continuare a proteggere tutti i miei cari.
Nadia Mettifogo, Cassano Magnago (Varese)
Mia madre, che ormai non c’è più da tanto tempo, è stata sempre devota a Sant’Antonio. Avevo circa sei anni quando caddi in casa: sembrava niente, ma la mattina dopo mia madre mi chiamò e io non rispondevo, avevo il viso livido per la caduta e non davo segni di vita. Fui portata all’ospedale e dissero che avevo una commozione cerebrale. Il tempo passava e io non parlavo, ero immobile e peggioravo sempre più. I medici dicevano che non c’era più niente da fare e qualora fossi guarita sarei rimasta offesa; forse sarebbe stato meglio che io fossi morta. Mia madre disperata aveva sentito dire che Sant’Antonio a mezzanotte faceva 13 grazie. Così una notte si inginocchiò ai piedi del letto e disse: «Sant’Antonio fammi la grazia, fa’ che mia figlia stanotte chiami mamma». Il mattino dopo appena arrivò in ospedale gli infermieri le corsero incontro tutti contenti dicendo che durante la notte avevo chiamato mamma. Da quel momento guarii completamente e non rimasi offesa. Ricordo sempre mia madre e la sua devozione al Santo e ricevo la rivista ancora oggi e non manco mai di inviare un’offerta per i poveri. Ho tante immagini bellissime di Sant’Antonio e mia figlia che dipinge mi regalò tanto tempo fa un bel ritratto del Santo che prega e che tengo in camera. Grazie caro Santo!
Maria Teresa Triggiani, Manziana (RM)
Il 13 giugno ricorre la festa di Sant’Antonio e ogni anno, in quel giorno, il mio cuore è lì a Padova accanto alla Tomba di Sant’Antonio! Vorrei essere lì fisicamente, ma non potendo mi porto con il desiderio e con tutto il cuore. Sant’Antonio mi conosce bene perché ho usato spesso la sua intercessione verso il caro Gesù e sempre sono stata esaudita. Questa volta non voglio chiedergli nulla, solo ringraziarlo per tutte le grazie concesse a me e ai miei figli e nipoti. Sono “grazie” bellissime incredibili e inimmaginabili, ottenute per mezzo di Sant’Antonio, amico confidente di tutta la mia famiglia.
Calò Luigia, Arluno (MI)
Sono nata nel 1942 in un paese di montagna in provincia di Bergamo. La mamma mi raccontava che nei primi mesi di vita piangevo molto; al tempo non c’era il pediatra a portata di mano e lei si è rivolta a Sant’Antonio invocando la sua protezione e per devozione mi vestì per 13 mesi con un abitino marrone con un cordoncino bianco. Ho ancora la pagellina che ricorda quella iscrizione e possiedo anche una fotografia in braccio alla mamma con tale abitino. Le mie zie sono state “zelatrici”: raccoglievano le iscrizioni dei bambini all’Associazione Universale. Ricordo ancora la gioia che provavo quando la zia mi faceva scegliere il ricordino in occasione del rinnovo adesione. Crescendo non ho voluto interrompere questo legame e ho continuato l’abbonamento alla bella rivista. Grazie per le vostre preghiere e che Sant’Antonio protegga i miei cari, figli, nuore, genero e nipoti e interceda per tutta l’umanità.
Giuliana Mazzoleni (Bussero, MI)
Sono una vecchia aderente all’Associazione Universale di Sant’Antonio e desideravo esprimermi in merito alla mia devozione al Santo.
Devo dire che si tratta di un sentimento e come tale è difficile da esprimere: il sentimento si prova ed è personale e ognuno di noi ha sensazioni diverse. Provo a dire: Sant’Antonio per me è un amico, c’è tra noi fiducia, è un dono di Dio per noi stanchi e provati dalla vita, è un sostegno sicuro e rassicurante. In ogni istante difficile mi viene spontaneo dire: «Sant’Antonio!». E mi sento subito protetta. Vi racconto l’origine di questa devozione. Avevo una zia, una persona semplice, che viveva in simbiosi con Sant’Antonio. Gli parlava con semplicità, gli chiedeva di trovare piccoli oggetti che perdeva nel campo o nell’orto. Potrei raccontare tanti fatti, tanti episodi: ne racconto solo uno perché ancora oggi il ricordo mi stupisce ed è per me particolarmente significativo. Questa zia accudiva due mucche in una stalla. Un giorno, da una botola aperta nel soffitto ha fatto cadere un mucchio di fieno. Nel raccoglierlo ha perso una forcina - che teneva tra i capelli - proprio in mezzo al mucchio di fieno. La forcina di ferro e il fieno avevano lo stesso colore e la stessa forma: era pressoché impossibile ritrovarla. Sarebbe come trovare il famoso “ago nel pagliaio”. Lei invece ha messo le mani nel fieno per cercarla, dicendo: «Sant’Antonio, non è per la forcina, ma perché temo vada in bocca alla mucca: fammela trovare!». Io, attonita la vedevo annaspare nel fieno e a un certo punto dire: «Eccola qua, mi è saltata in mano. Lo sapevo, Sant’Antonio!». Mi ha sempre colpito questo fatto per la disarmante ingenuità del gesto. Io personalmente ho ricevuto una grande grazia. Era l’anno 1981 e ho avuto la fortuna di venire a Padova in occasione della ricognizione ed esposizione del corpo di Sant’Antonio. Ricordo una lunga fila di persone: in mezzo a tutta quella gente Sant’Antonio ha visto me e il mio problema e... sono guarita. C’è una cosa di cui mi rammarico ancora: quella di non avere ringraziato a sufficienza. Questa è la mia testimonianza che ho fatto fatica più a riassumere che a scrivere. Un’ultima cosa. La vecchia zia della quale ho raccontato sopra mi ha lasciato un vecchio santino di Sant’Antonio con una preghiera dal titolo “Cinque minuti davanti a Sant’Antonio”. Non è la solita invocazione; è il Santo stesso che si rivolge a noi parlando di sé stesso. La riporto qui sotto.
Giustina Boz in Dardengo, Albina (TV)
Ricordo da bambina un episodio dell’ultima guerra: uno dei miei zii era in guerra e mia nonna non sapeva dove fosse e da due anni non aveva avuto più sue notizie. Nella sua casa aveva una statua di Sant’Antonio e tutti i giorni si radunava per invocare il Santo anche con il rosario. Dopo due lunghi anni lo vide arrivare: era diventato pelle e ossa, non si reggeva più in piedi. Raccontò che era stato portato nel campo prigionieri dei tedeschi e che era riuscito a scappare e si era rifugiato a Padova dove lo aveva accolto una famiglia padovana. Con lui aveva delle immagini di Sant’Antonio che ancora conserviamo. Per mia nonna e per tutti i parenti il suo ritorno è stato considerato un grande miracolo. Io da allora ho aderito all’Associazione Universale di Sant’Antonio e ho sempre invocato Sant’Antonio, tutti i giorni, e ogni volta che lo invoco ottengo sempre ascolto. Sant’Antonio è un grande santo e lo ringrazio infinitamente con tutto il cuore.
Maria Apollonio, Aradeo (LE)
Vorrei dedicare questo pensiero a mia mamma, la quale è sempre stata profondamente devota a Sant’Antonio e mi ha trasmesso questa fede. Prima che nascessi io, mamma e papà persero un bambino di 8 anni. La cosa più atroce e innaturale che possa succedere ai genitori é sopravvivere ai propri figli! Qualche mese dopo, portandosi come bagaglio il loro grande dolore, andarono a Padova, presso la Basilica del Santo. Mia mamma, un po’ titubante, ma incoraggiata da un frate incontrato nella Basilica, si recò sulla tomba di Sant’Antonio e gli rivolse la sua preghiera. Il dolore per suo figlio non sarebbe mai svanito, ma chiedeva una grazia per poter ritrovare un po’ di serenità e di felicità. Esattamente un anno dopo, lo stesso giorno della morte di mio fratello, nacqui io. La richiesta di mia mamma fu esaudita. Da allora Sant’Antonio ha sempre fatto parte della mia vita e di quella di mia mamma, che ha voluto consacrare al Santo le sue adorate nipoti. Lo invochiamo sempre nelle nostre preghiere, sia nei momenti bui che nei momenti belli, sicure che ci starà sempre accanto.
Alessandra Salomoni, Senago (MI)
La mia devozione mi è stata trasmessa dalla mia cara mamma: durante la seconda guerra mondiale pregava il nostro caro Santo di far ritornare il mio papà sano e salvo dalla guerra e fece voto di vestire me bambina con la tunichetta di Sant’Antonio che si usava alla benedizione del 13 giugno nella chiesa del nostro paesetto. Papà - grazie a Dio e a Sant’Antonio - ritornò dalla guerra ed emigrarono in Australia. Io avevo 11 anni e mi trovai a frequentare le scuole qui a Waroona dalle suore di San Giuseppe, e quando indossavo a scuola la tunica di Sant’Antonio le suore volevano sapere il motivo e io glielo spiegavo. Così la mia devozione al Santo si sviluppò in giovanissima età, e nel cammino della mia vita numerose sono state le volte che ho invocato la sua intercessione; tutt’ora mi rivolgo a Lui in preghiera. Rinnovo la mia richiesta di una preghiera per tutta la mia famiglia e per me presso la tomba del Santo, che ho avuto la gioia di visitare nel lontano 1977 e nel 1987.
Maria Ferraro, Waroona WA-Australia
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