A settembre i ragazzi tornano sui banchi di scuola per costruire il loro progetto di vita. Dinanzi a loro la sfida urgente e feconda dell’inclusione. Le scuole Penny Wirton e la rete Fe y Alegria.
Torna settembre con i suoi zaini, libri, sogni e desideri di tanti ragazzi in cammino per costruire il proprio progetto di vita in un mondo – anche grazie a loro – migliore. La scuola li accoglie e anno dopo anno si trova a fronteggiare una delle sfide più urgenti e feconde di futuro: l’inclusione. Di seguito due esperienze che prendono per mano chi è rimasto indietro e profumano di fraternità, la sola capace di generare equità nella diversità.
Insegnare italiano ai migranti: le scuole Penny Wirton Anno 2004.
Eraldo Affinati, docente di lettere trasferito su sua precisa richiesta alla Città dei Ragazzi di Roma, percepisce la forte necessità di aiutare in modo sistematico i tanti adolescenti moldavi, afghani, marocchini che usavano un italiano embrionale, incapace di trasmettere le esperienze e le emozioni che custodivano. Cerca uno spazio adatto da utilizzare il pomeriggio fino a fondare nel 2008, insieme alla moglie Anna Luce Lenzi, la Scuola Penny Wirton chiedendo accoglienza al parroco di San Saba, padre Stefano Fossi SJ. Dal 2008 al 2014 la scuola ha operato presso la parrocchia di San Saba all’Aventino per approdare ora, dopo vari passaggi, nei locali concessi dalla Regione Lazio a Casal Bertone.
Oggi gli studenti provengono da tutto il mondo: Filippine, Cina, Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan, Afghanistan, Turchia, Grecia, Siria, Albania, Bulgaria, Moldavia, Russia, Ucraina, Romania, Serbia, Egitto, Eritrea, Somalia, Mali, Senegal, Gambia, Togo, Guinea Bissau e Guinea Conakry, Ghana, Nigeria, Perù, Brasile, Cuba... Non ci sono classi, né voti né burocrazie. Le lezioni sono a tu per tu o per piccoli gruppi. Grande ricorso viene fatto alle illustrazioni, esercizi e giochi. Dopo un’ora di lezione si distribuiscono cioccolatini, biscotti e caramelle. Qualcuno ricambia donando una mela ai volontari. «Si lavora al presente con chi c’è, con quello che abbiamo.
Cercando di dare a ognuno ciò di cui lui, o lei, ha bisogno. Negli anni abbiamo acceso passioni, elaborato esperienze, costruito legami, acquisito uno spirito, imparato uno stile» spiega Affinati. «Non vogliamo fare semplice intrattenimento. Siamo legati al rigore didattico, consapevoli che, come sapeva il priore di Barbiana, senza lingua non si può vivere. Senza nomi si muore». Il nome della scuola richiama il titolo di un romanzo per ragazzi di Silvio D’Arzo (1920 - 1952), Penny Wirton e sua madre (Einaudi 1978). Il protagonista è un bambino povero e disprezzato, che non ha mai conosciuto suo padre. Dopo diverse prove, conquista con fatica la propria dignità, grazie anche all’aiuto del supplente della scuola del villaggio. «Chi vi insegna lo fa gratuitamente ed è davvero interessato alle storie dei suoi studenti: chiunque essi siano.
Le motivazioni possono essere diverse: chi viene spinto da ragioni etiche, chi lo fa per motivi politici, chi si sente animato dalla passione civile, chi ha un ideale religioso, chi arriva per superare una crisi esistenziale. Alla fine tutti si riconoscono nello stesso gesto di gratuità» spiegano gli organizzatori. I volontari sono circa 120 tra ex docenti, pensionati provenienti da esperienze lavorative diverse da quella scolastica, neolaureati, laureandi e studenti interessati al tirocinio nell’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua, studenti liceali opportunamente guidati che arrivano o per iniziativa propria o più spesso per gli stage formativi previsti dall’alternanza scuola-lavoro. «Per insegnare non è richiesto un diploma specialistico, ma in primo luogo la disponibilità a intervenire gratuitamente e l’attitudine a mettersi in relazione con le persone che incontrano, studenti e colleghi». La scuola stessa predispone momenti di formazione, tiene disponibili in sede materiali didattici e ludodidattici studiati appositamente.
Da Alessandria a Messina sono 57 oggi le scuole Penny Wirton nate in Italia, che operano autonomamente aderendo ai principi espressi nella Carta d’intesa da loro sottoscritta. «La scuola Penny Wirton è uno dei tanti laboratori antropologici dell’Europa contemporanea. La sfida dell’integrazione si vincerà o si perderà proprio qui, fra i banchi di scuola» sottolinea Affinati. «Il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma la casa del pensiero».
Per giovani del Sud America le scuole di Fe y Alegria.
Gioca sul fronte dell’inclusione anche “Fe y Alegria”, il Movimento di Educazione e Promozione Sociale delle persone più vulnerabili, promosso dalla Compagnia di Gesù. La più grande rete di Educazione al mondo, fondata nel 1955 in Venezuela da padre José María Vélaz, è attualmente presente in 22 Paesi di tre continenti (America del Sud, Europa e Africa) e in forte espansione. Oltre 1 milione gli utenti, 41 mila i collaboratori. In Italia, attiva da quasi vent’anni, accompagna giovani e adulti in percorsi educativi di integrazione e valorizzazione del talento. «Formiamo cittadini del mondo, competenti e responsabili, attenti verso gli altri e verso l’ambiente» spiega padre Florin Silaghi, responsabile per l’Italia. Per i migranti sono attive a Milano, Roma e Genova scuole primarie e secondarie che offrono titoli equipollenti per l’accesso alle Facoltà in Italia o America del Sud.
A disposizione anche uno sportello di orientamento al mondo della formazione e del lavoro, corsi di italiano, inglese, informatica, chitarra, estetista, parrucchiere alla moda. Ma non solo. La scuola arriva anche al Centro Penitenziario di Rebibbia, con un corso di spagnolo offerto grazie a un team di volontari per la formazione e riabilitazione dei detenuti. «Durante le classi si cerca di stimolare l’interesse dei ragazzi verso la cultura in senso lato, offrendo uno sguardo più ampio con cui guardare alla propria vita e trovare nuove motivazioni per riprenderla in mano» sottolinea. Gli studenti hanno l’opportunità di sostenere l’esame DELE, grazie a una collaborazione con l’Instituto Cervantes. «Il corso mi ha arricchito molto come persona» scrive uno degli utenti «oltre a insegnarmi un lingua bella e affascinante, mi ha permesso di evadere e sentirmi ancora vivo nell’anima, presente nella società».
Tra i progetti piu recenti di Fe y Alegria Italia quello pensato per donne in difficoltà: «“Empowerment delle Donne+” è un percorso finalizzato alla realizzazione della loro indipendenza e autodeterminazione, per dare loro la possibilità di continuare la formazione umana e accademica e diventare donne forti, mamme indipendenti, cittadine attive nella costruzione di un futuro più equo», riferisce padre Silaghi. Lo testimonia Lizbeth 28 anni: «Ero l’unica della mia famiglia rimasta in Perù, dopo che i miei genitori e mio fratello si sono trasferiti in Italia. Avevo un lavoro che mi piaceva molto, anche un ragazzo... ma tutto è cambiato quando ho saputo di aspettare una bambina. Ho raggiunto allora i miei genitori in Italia. L’incontro con Fe y Alegria Roma mi ha permesso di ricominciare il percorso di studi interrotto, non abbandonare i miei sogni, costruire anche per la mia bambina un futuro migliore».
Sono migliaia, provenienti da America del Sud e Caraibi, le persone con percorsi scolastici incompleti finalizzati grazie all’impegno di Fe y Alegria. Per tanti a settembre si apriranno le porte dell’Università.
Laura Galimberti