Il mercoledì delle Ceneri dà inizio al periodo di quaranta giorni in preparazione alla Pasqua con la pratica del digiuno, della preghiera e dell’elemosina
don Chino Biscontin
E' istruttivo vedere come la Quaresima sia andata via via formandosi sotto la spinta di una fede ecclesiale vigorosa. Fin dal II secolo abbiamo testimonianze di una preparazione alle celebrazioni pasquali mediante un periodo di digiuno.
Ma è nel corso del IV secolo, dapprima in Oriente e successivamente in Occidente, che i “quaranta giorni” acquistano una loro struttura. Essi sono carichi di simbolismo biblico: quaranta giorni del diluvio, di Mosè sul Sinai, del pellegrinaggio di Elia verso l’Oreb, di Giona nel ventre della balena, i quaranta anni del popolo nel deserto, i quaranta giorni di Gesù nel deserto.
A imitazione di Gesù, ci si preparava alle celebrazioni pasquali con la pratica del digiuno, accompagnato dalla preghiera con la meditazione delle Scritture, e dall’elemosina data ai poveri. Questo tempo venne utilizzato anche nell’itinerario della preparazione degli adulti al Battesimo, il catecumenato, di cui rappresentava l’ultimo tratto: il Battesimo veniva celebrato durante la Veglia Pasquale. Questo periodo fu scelto sapientemente anche come ultima tappa del percorso penitenziale per quei cristiani che, dopo il Battesimo e nonostante la sua grazia, avevano commesso peccati gravi che comportavano la “scomunica”, in vista della conversione. La riconciliazione (il sacramento della Penitenza) avveniva il Giovedì Santo e vi si preparava con pratiche ascetiche.
Così la Quaresima si caratterizza per tre elementi: quello battesimale, quello penitenziale e quello del cammino pasquale, da intendere come progressione verso la santità. A inaugurare questo tempo c’è il rito dell’imposizione delle ceneri, accompagnato da due esortazioni: «Ricorda che sei polvere e in polvere ritornerai» (Gn 3,19); «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). La vita terrena è fragile, breve e unica: richiede vigilanza e cura. La fede nel Vangelo, annuncio della inesauribile bontà di Dio che ha cura della nostra salvezza, è indispensabile per una vita bella perché buona agli occhi di Dio.
La Quaresima ha una stringente attualità ecclesiale. La difficoltà crescente a far entrare in una esperienza di fede i più giovani è una minaccia drammatica riguardo alla continuità della tradizione cristiana, che ha nel Battesimo la sua scaturigine costante. Tanti genitori che pure hanno chiesto il battesimo per i loro bambini, promettendo davanti a Dio di educarli nella fede, non hanno cura di insegnare loro neppure il segno di croce.
Ha anche una non minore urgenza culturale. I pochissimi detentori di enormi accumuli di finanza per ottenere ulteriori profitti fanno di tutto per manipolarci e trasformarci in consumatori. La Quaresima potrebbe aiutarci a constatare quante cose abbiamo acquistato e che ci sono assolutamente non necessarie. Eppure sappiamo che il consumismo può provocare un nuovo “diluvio”, una nuova disastrosa distruzione della nostra “casa comune”.
Per indurci a essere consumatori irragionevoli, esposti alla tentazione di acquistare il non necessario, essi hanno bisogno che siamo scontenti e irrequieti. Per ottenere questo risultato, utilizzando i potenti strumenti che i media mettono a loro disposizione, ci manipolano inducendoci ad avere uno stile di vita individualistico (e così non avremo la gioia che solo relazioni positive possono dare) e superficiale (e così ascolteremo solo la “carne” – pulsioni, istinti, piaceri – e non avremo più cura della nostra anima, dei sentimenti profondi, dai quali dipende l’accesso alla felicità).
Così ridotti, facilmente saremo preda di chi ci illude che potremo calmare l’irrequietudine e il vuoto interiore con le “cose” che ci viene imposto di acquisire e che, una volta acquisite, esauriranno in brevissimo tempo l’ebbrezza che procurano, lasciandoci più vuoti e scontenti di prima.
Ben venga dunque la Quaresima, tempo opportuno per la nostra guarigione, la nostra liberazione e la nostra salvezza!