Sono Peppino Rubanu di Orgosolo, un piccolo paese in Provincia di Nuoro al centro della Sardegna, paese natale della Beata Antonia Mesina, martire della purezza, di cui si è celebrato da poco il 35° anniversario della beatificazione (Roma 4 ottobre 1987). Fin da piccolo ho sempre conosciuto a casa di mia nonna e ora a casa nostra il periodico "Il Santo dei Miracoli". Sono stato sempre attratto dalla figura del sant'Antonio e due anni.
Ho pensato di scrivere questa lettera dopo aver celebrato lo scorso 21 gennaio la “Domenica della Parola di Dio”. Riflettendo sull’importanza della Parola nella nostra vita quotidiana e su come fare affinché essa diventi un segno concreto e tangibile della nostra Fede e amore verso tutti gli uomini mi è tornato in mente il dipinto di un amico: l’artista orgolese Vincenzo Floris. Di quest’opera mi colpisce, oltre l’aspetto artistico nella vivacità dei colori e dei tratti, la profondità e la sensibilità con la quale l’episodio delle “predicazione di Sant’Antonio ai pesci” viene collocato nelle vicende dei giorni nostri e in particolare nei tragici episodi a cui troppo spesso stiamo assistendo impotenti e inermi. Trovo che sia un richiamo forte per noi che ci professiamo cristiani, su come troppo spesso la Parola attraversi le nostre vite senza che vi trovi un terreno fertile in cui germogliare e far crescere semi di speranza. Allo stesso tempo è un forte messaggio di speranza e di consolazione per coloro che quotidianamente fuggono da situazioni di guerra, povertà, ingiustizia e trovano nella Parola la forza di andare avanti e sperare in un futuro migliore.
Vincenzo Floris nel presentare questa sua opera dice: «In questo dipinto, ho voluto rappresentare la predica ai pesci di Sant'Antonio da Padova, non meno fantasiosa e poetica di quella di San Francesco agli uccelli. L’episodio che sarebbe avvenuto a Rimini, racconta dell’arrivo del missionario francescano, e avendo i capi dato come parola d’ordine di “chiuderlo in un muro di silenzio”, Antonio non trovò a chi rivolgere la parola. Le chiese erano vuote, uscì in piazza, ma anche lì nessuno mostrò di accorgersi di lui, nessuno fece caso a quello che diceva. Camminò pregando e pensando. Arrivato al mare, vi si affacciò e cominciò a chiamare il suo uditorio: "Dal momento che voi dimostrate di essere indegni della parola di Dio, ecco, mi rivolgo ai pesci, per confondere più apertamente la vostra incredulità".
Ho poggiato fra le braccia di sant’Antonio il piccolo Joseph, di sei mesi, stappato dalla furia del mare dalle braccia della madre nel 2021, e sepolto nel cimitero di Lampedusa. Nella predica ai pesci ad ascoltare sant’Antonio ho voluto collocare anche un barcone stracarico di migranti che, rischiando la loro vita sono alla ricerca di un po’ di umanità per avere il diritto ad un futuro migliore. Sono questi uomini, secondo me, che oggi sono in grado di capire, più di tanti altri, la parola del Nazareno».