La Karamoja è una sub-regione dell’Uganda, si trova nella parte nord del paese e comprende a sua volta cinque distretti: Kaabong, Kotido, Abim, Moroto e Nakapiripirit. È la regione più povera dell’Uganda e prende il nome dall’etnia che la popola: i Karamojong o Karimojong (dalla frase “ekar ngimojong” che significa “i vecchi non possono camminare oltre”), pastori guerrieri nomadi, storicamente sempre in conflitto con le etnie confinanti sia in Uganda stessa che in Sudan del Sud e Kenya a causa delle razzie di bestiame.
Come spesso accade in Africa, questo è un luogo meraviglioso dal punto di vista naturalistico, ma degradato da un punto di vista sociale, educativo, economico. Terra di conflitti, di disagi, di fatiche; terra sfruttata in maniera impropria. Questi contrasti li evidenzia anche monsignor Damiano Guzzetti, vescovo di Moroto, un nostro contatto speciale in questa zona dell’Africa, che da diverso tempo aiutiamo e sosteniamo. «Qui in Karamoja – scrive il vescovo – il Covid e una lunghissima stagione asciutta hanno creato molta tensione e l’insicurezza e le razzie di bestiame sono riprese un po’ ovunque.
Non c’è più rispetto nemmeno del vicino perché i furti con violenza e gli omicidi avvengono anche fra villaggi della stessa zona. L’esercito è presente, ma non riesce a riportare la situazione sotto controllo perché le azioni criminali avvengono in tempi rapidi e in più luoghi contemporaneamente. Durante il giorno tutto è tranquillo, ma di notte si scatena l’imprevedibile. La gente vive nella paura costante e in una delle missioni non poca gente si rifugia nelle strutture parrocchiali. Sembra di essere tornati indietro di quindici anni».
Uno dei problemi cui deve far fronte la popolazione è quello dello sfruttamento minerario: infatti, la scoperta di minerali rari nella Karamoja ha attirato aziende straniere. Un sottosuolo in gran parte ancora inesplorato, che fa gola a tanti: uranio, cobalto, oro, argento, grafite, platino. «L’attività mineraria continua indisturbata e senza rallentamenti – ci dice infatti Monsignor Guzzetti – Di giorno e di notte continuano gli andirivieni dei mezzi pesanti che portano via materiale. Il cantiere della nuova cattedrale fortunatamente non sta subendo intoppi o rallentamenti.
L’unico problema sono i prezzi lievitati del materiale edile». E come se non bastasse: «Anche qui la gente è preoccupata della guerra scoppiata nel cuore dell’Europa e intravvede le conseguenze che potrebbero derivare dall’effetto domino che potrebbe provocare. Qui in Africa si dice che quando sono due elefanti a litigare chi ci rimette è l’erba. È davvero così perché chi ci rimette sono i poveri civili che non hanno nessun interesse a vedersi i propri cari venire uccisi e le proprietà andare distrutte».
E per quanto riguarda l’ambito didattico, le cose non vanno meglio: dopo due anni di interruzione causa Covid infatti la scuola ha ripreso, ma «non è facile rimettere in moto il settore educativo che sembra abbia preso non poca ruggine durante la lunga assenza di attività. C’è molta mancanza di motivazione da superare sia dalla parte docente sia dagli studenti stessi». Monsignor Damiano conclude con un appello: «Non stanchiamoci di chiedere il dono della pace e di impegnarci a costruirla partendo dalle nostre famiglie». E non manca un «grazie di cuore per il vostro costante ricordo e sostegno nei nostri confronti». La diocesi di Moroto ha davvero bisogno del nostro sostegno, della nostra preghiera, del nostro ricordo.
La redazione