Tre strade per moltiplicare il dono ricevuto

tre strade per moltiplicare il dono ricevuto_santo dei miracoli

Ivan è di Napoli, Giuseppe di Catania, Andrea di Milano. Sono giovani e sacerdoti. L’ordinazione dopo un lungo cammino di discernimento. Chiamate, che sussurravano nei desideri più belli e profondi. Cammini, che hanno trovato linfa nella testimonianza della famiglia, ma non sono stati esenti da fallimenti e difficoltà, prima di divenire centuplo per tanti.

Ivan è stato ordinato sacerdote il 5 ottobre a Roma. Ha 39 anni e un bel cammino di ricerca. Rileggendolo non ha dubbi: «La testimonianza dei miei genitori, di mio fratello e delle mie sorelle hanno fatto la differenza. Ciascuno è amato in maniera personale». L’infanzia serena a Napoli, la frequentazione della parrocchia. «Fin da ragazzo volevo lottare per i diritti dei poveri». Poi il liceo scientifico e l’incontro con alcuni padri del Pontificio Istituto Missioni Estere. «In estate inizio a dedicarmi all’animazione missionaria. A 18 anni mi iscrivo a psicologia a Padova e proseguo con il volontariato. L’incontro in Asia con alcune comunità cristiane perseguitate mi fa interrogare sul mio modo di vivere la fede. Mi manca una vera relazione con il Signore. Al ritorno percepisco che l’università non risponde più alla mia ricerca di senso. Valuto l’idea di lasciare gli studi e cercare altrove la mia strada. In questo disorientamento chiedo a un francescano, del SOG (Servizio Orientamento Giovani) di Assisi, un accompagnamento spirituale. Inizio a rileggere la mia vita, a metterla in discussione. Durante una confessione mi sento finalmente disarmato davanti a Dio. Lui mi amava così come ero e mi chiedeva di accogliere questo amore per condividerlo. Completo gli studi e inizio a considerare la vita religiosa. Trovo a Padova una comunità dove poter crescere, la “Residenza Messori”. Accolgo la proposta di vivere gli Esercizi Spirituali. Inizio a discernere più consapevolmente, con l’aiuto di un padre spirituale, i moti dello Spirito per scorgere la volontà di Dio nella mia vita. Nel 2015 entro nel noviziato dei gesuiti a Genova. Sono passati quasi dieci anni. Dopo l’ordinazione la mia nuova missione è al Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo come animatore, dove proseguirò anche gli studi. Sì, è questa la strada: moltiplicare il dono ricevuto».

Anche Giuseppe, 43 anni, di Catania, ricorda: «Dio era un amico di famiglia, presente nella mia vita. Mi trovavo bene a casa, ma sentivo il desiderio di qualcosa di più grande. Così a 18 anni sono partito per Roma per studiare Scienze della Comunicazione. La passione per la musica e il canto sono diventate sempre più protagoniste e mi hanno portato a Londra in cerca di successo. Erano anni di grande inquietudine e quel desiderio di cose grandi continuava a muoversi dentro di me senza trovare soddisfazione. Nel frattempo, Dio era rimasto quell’amico di famiglia che però forse non era mai diventato fino in fondo “mio”. Poi tramite il sito sacredspace.com ho scoperto un modo di pregare diverso: coinvolgeva la mia vita e mi faceva scoprire un volto di Dio che ignoravo. Sono entrato così in un gruppo della Comunità di Vita Cristiana e ho iniziato a fare volontariato con i senza tetto a Londra. La vita religiosa? Il passo successivo. Rispondeva al sogno di cose grandi. Dio mi parlava attraverso i miei desideri». L’ordinazione lo scorso aprile, dopo 10 anni di formazione nella Compagnia di Gesù. «Ho cambiato diverse città e comunità, conosciuto tantissime persone con cui sono nate splendide amicizie, vissuto momenti di grande consolazione e desolazione. Una cosa è rimasta: sono a casa».

Cermenate è un piccolo paese tra Como e Milano. Qui in un vivace oratorio di paese Andrea, adolescente, percepisce una prima chiamata. «Come il giovane ricco non mi decido subito a seguirlo. Quell’incontro però è rimasto nel mio cuore e ha attraversato gli anni, facendosi “inquietudine” a ogni passaggio importante della vita: la maturità scientifica, gli studi di musica, la laurea in architettura, il lavoro». Poi la perdita tragica di un amico in un incidente stradale è il momento per rompere gli indugi e fare i conti con l’eco della voce che chiama. «Sentivo che avrei potuto anche avere le mie soddisfazioni, ma non sarebbe mai stata la felicità piena, quella che non si può “fabbricare”, ma ricevere. Ed era chiaro che la felicità aveva a che fare con quell’invito del Signore, mai dimenticato». A 35 anni vive l’esperienza del mese di Esercizi Spirituali, “un combattimento profondo, ma liberante”. Nel 2014 entra in noviziato. «In questi anni ho fatto esperienza dell’amore e della pazienza di Dio. E con me ne ha avuta davvero tanta! Il mio desiderio? Aiutare gli altri a riconoscere nella loro vita quel Dio che già li attende per donare loro pienezza e felicità vera».

 

Laura Galimberti