Ucraina granaio d’Europa. Anche oggi, nonostante le devastazioni che una guerra scellerata sta provocando. Granaio, tuttavia, da ricostruire, quello ucraino. Con il contributo di tutti. E, anzi, approfittando della possibilità di portare oltre al ripristino delle condizioni produttive precedenti il conflitto, anche ammodernamenti necessari e una maggiore attenzione all’ambiente. E’ attorno a questi temi che si è svolta, qualche giorno fa, la Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina.
Non si tratta, quindi, di ripristinare “solo” la capacità produttiva cerealicola precedente la guerra – che già sarebbe molto -, ma di dare vita ad un sistema agroalimentare moderno, in grado di sostenere meglio l’impatto dei mercati e le necessità di tutela dell’ambiente. Per questo, ad esempio, un accordo siglato tra Coldiretti, Filiera Italia ed il consiglio agricolo Ucraino, con il sostegno dei Ministeri dell’agricoltura Italiano ed Ucraino, punta ad una serie di traguardi: dalla decontaminazione dei terreni per uso agricolo alla meccanizzazione intelligente, dalla tracciabilità dei raccolti al miglioramento genetico delle piante, dalla formazione alla produzione di bioenergie.
Mete da raggiungere insieme e che sono state delineate partendo dalla constatazione del cambio di quadro di riferimento dell’agroalimentare. La guerra – viene spiegato in una nota congiunta -, ha rimodulato lo scenario degli approvvigionamenti di materie prime e della sicurezza alimentare a livello mondiale, con ripercussioni in particolare per le aree più vulnerabili del Pianeta (a partire da Medio Oriente e Nord Africa). Curare meglio dal punto di vista agroalimentare quell’area diventa così un’azione di politica internazionale importante ed essenziale.
Un compito che, stando alle parole del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, le imprese agricole italiane insieme a quella della filiera e della meccanizzazione agricola, possono assumersi senza timore di fallire. Anche perché, in qualche modo, già molto viene fatto. “Le nostre aziende – ha detto al momento della firma dell’intesa Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia -, con le loro conoscenze e la loro tecnologia innovativa, sono già protagoniste delle politiche internazionali legate all’agroalimentare, nonché delle iniziative di sostegno e cooperazione internazionale sulla sicurezza alimentare del Governo”. Lavorare insieme più di prima, quindi, appare essere qualcosa di già acquisito ma che adesso occorrerà mettere in pratica.
Tutto tenendo conto che il possibile ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, potrebbe da un lato rafforzare l’Europa anche agricola ma, dall’altro, obbligherà ad una revisione della Politica agricola comune. Una prospettiva che, proprio nel corso della Conferenza bilaterale è stata ricordata da Confagricoltura. “L’aggressione russa all’Ucraina – ha detto il componente di giunta Nicola Cilento - ha spinto le istituzioni europee a dare maggiore priorità al processo di integrazione.
In questo iter, l’Ucraina rappresenta un Paese dal grande impatto agricolo e demografico, capace, solo con il proprio ingresso nell’Ue, di ridisegnare la geografia dell’Unione, dispiegando un peso politico di elevata caratura e obbligando, a suo tempo, a rivedere interamente la PAC, ridimensionando il quadro finanziario pluriennale europeo”. Sfida nella sfida, quindi, quella dell’aiuto prima e dell’integrazione dopo dell’agricoltura ucraina. Sfida che va affrontata con attenzione. “Un investimento mirato sull’agroindustria ucraina – ha spiegato Cilento - permetterebbe l’esportazione di materie trasformate, evitando disequilibri di offerta produttiva di alcune materie prime come il mais, il grano o i semi oleosi. Inoltre, investire sull’agroindustria del Paese significherebbe generare valore aggiunto in loco e favorire l’occupazione”.
L’agricoltura e l’agroalimentare, diventano così strumenti di dialogo e veicoli di pace. A patto che regole e opportunità, aiuti e interventi siano ben ponderati, attentamente progettati e correttamente applicati.
Andrea Zaghi
Agensir