Testimonianze di devozione a sant'Antonio
Sono devota a Sant’Antonio come lo era mio padre. Ricordo, quando ero bambina, una piccola statua del Santo che il mio papà teneva sul suo comodino. Io, incuriosita, la guardavo e contemplavo la tenerezza dello sguardo del Santo verso Gesù Bambino tra le sue braccia. Oggi che mio padre è tra gli angeli, sento sempre più Sant’Antonio a me vicino. Custodisco con amore quella statua e con essa il tenero ricordo della mia infanzia che rivivo ogni volta che la guardo.
Anna Rosa Canitano, Roma (RM)
La devozione al Santo mi è stata trasmessa dai miei suoceri che vi erano devoti e hanno iscritto tutti i nipoti all’Associazione di Sant’Antonio ed è iniziata da lì la mia devozione al Santo.
Anna Maria Cosciotti, Roma (RM)
Caro amico Antonio la mia è sempre stata una famiglia numerosa: i miei genitori, quattro figlie (io sono la seconda) e i nonni materni (che ora non ci sono più). Mia nonna ti è sempre stata devota e in casa è sempre arrivata la tua rivista e in tutti questi anni lei ti ha sempre affidato i suoi nipoti e pronipoti. Quando la nonna è mancata, mia mamma ha continuato a far arrivare la tua rivista e ad affidarti il suo ultimo pronipote. Conservo ancora una tua statuina che la nonna mi aveva regalato e la tua rivista, da quando mi sono sposata, 25 anni fa, arriva in casa mia e continuo a leggerla perché la trovo sempre attuale. Hai sempre fatto parte della mia famiglia e anche se io non ho la stessa fede e devozione della mia nonna e di mia mamma ti porto comunque sempre con me.
Monica Ferlin, Borsea (RO)
Sono devota al Santo di Padova da quando ero piccola poiché mia madre era una lettrice del vostro mensile che arrivava in casa nostra fedelmente. I miei genitori hanno vinto anche un viaggio premio per visitare i luoghi sacri del Santo più di 30 anni fa. Mia mamma ne andava fiera per essere stata scelta tra tanti fedeli e raccontava a tutti la sua esperienza di pellegrina in quei luoghi. Ora non c’è più da 6 anni, è morta nel giugno del 2016, guarda caso il mese di Sant’Antonio e lei, neanche a crederci, era nata il 13 giugno del 1932 e si chiamava Antonietta De Francesco, portava il nome del Santo. È da allora che nella nostra famiglia è rimasta questa devozione: io affido sempre i miei 3 figli Mauro, Idafrancesca e Alfredo e la mia cara nipotina Katherine Sarah alla sua protezione poiché al grande Santo si riconosce il suo amore per i giovani. Spero tanto di ringraziarlo sempre affinché ci aiuti nelle difficoltà della nostra vita, ci protegga da ogni male soprattutto in questo brutto periodo. Grazie a voi tutti del periodico “Il Santo dei Miracoli”.
Anna Marchese, Rende (CS)
Sarah Trevisan lo ammette senza giri di parole: «Se non ci fosse stata la pandemia, non avremmo mai costruito il capitello di Sant’Antonio che si trova ora nel nostro giardino; senza il confinamento, oggi sarebbe ancora, soltanto, un bel desiderio». Il capitello lo ha costruito nella primavera scorsa il marito, Marco Brunazzetto, nelle settimane in cui l’azienda dove lavora si era fermata a causa del virus. Quarantenni, sposati dal 2007, Sarah e Marco vivono a Selvazzano Dentro (Padova) e sono genitori di due figli: Arianna di 12 e Antonio di 10. La loro è una storia di speranza, di cammino, di costruzione. «La figura di Sant’Antonio è sempre stata presente nella mia famiglia d’origine – racconta Sarah – io stessa sono rimasta molto legata a lui da quando, adolescente, ho conosciuto la sua storia. Nei momenti importanti della vita, il Santo padovano non mi ha mai fatto mancare la sua intercessione, in particolare quando aspettavo il mio secondo figlio: i medici mi avevano prospettato qualcosa di brutto, che mi aveva spaventato moltissimo. Mio marito e mia mamma mi hanno subito accompagnata al Santo per chiedere la protezione. In seguito, nostro figlio è venuto alla luce senza alcuno dei temuti problemi; gli abbiamo dato il nome che da sempre portavo nel cuore se avessi avuto un figlio maschio: Antonio».
Nei giorni del primo lockdown, quando la famiglia si ritrova chiusa in casa, Sarah pensa a quell’idea che l’accompagna da tempo: «Perché non trasferire una devozione spirituale in un luogo fisico? Perché non realizzare in giardino un capitello dedicato a Sant’Antonio?». Marco non se lo fa dire due volte e si lancia entusiasta nel progetto, aiutato dai figli, utilizzando ciottoli, malta e anche un pezzo di trachite proveniente dalla casa di Montemerlo, dove hanno abitato prima di trasferirsi a Selvazzano. La trachite ha un significato simbolico perché proviene dal colle dove, si racconta, Sant’Antonio ha benedetto la città di Padova. Procedendo con calma l’opera ha cominciato a prendere forma e in circa quaranta giorni è stata completata con la statua del Santo collocata nella nicchia. Il capitello è diventato un luogo di preghiera per la famiglia e anche per amici e conoscenti che quando passano a trovare i Brunazzetto si fermano a “salutare” Antonio.
Estratto dell’intervista raccolta dalla giornalista Eliana Camporese, pubblicata nel settimanale “La Difesa del Popolo” n.13 del 4 aprile 2021
I miei genitori ultranovantenni, dal giorno del loro matrimonio nel 1954, hanno coltivato una devozione che non conosce crisi. Mia madre Bianca racconta che a quei tempi in Veneto, dove sono nati, il Santo di Padova era molto amato e che qualche giorno prima del loro matrimonio, con il futuro marito Ignazio, avevano deciso di recarsi a Padova e pregare il Santo perché li sorreggesse nella loro unione, ma soprattutto perché, molto giovani, avrebbero dovuto di lì a poco trasferirsi per motivi di lavoro di papà, in provincia di Modena. Avevano bisogno di forza e fiducia per superare i timori e le incognite del vivere in un paese che ai tempi sembrava loro lontano e “straniero”, e che poi si sarebbe rivelato amichevole e accogliente. Con il passare degli anni, malattie e momenti non sempre felici hanno contribuito a rinsaldare questa sincera devozione. Ecco, volevo farVi partecipi per conto loro, e Vi ringrazio per l’opportunità.
Patrizia, figlia di Ignazio Michielon e Bianca Nave, Brugherio (MB)
Cari amici dell’Associazione, sono una vecchia signora di 97 anni e vivo a Brescia da tanto tempo. Sono vedova da più di 40 anni e vivo in una villetta assieme ai miei tre figli e le loro famiglie: ho quattro nipoti e sono pure bisnonna. Ho trascorso la mia infanzia e l’adolescenza a Padova dove abitavo nel quartiere Arcella. È vivo nella mia mente il ricordo della chiesa con a sinistra l’altare della Madonna e i “fioretti” del mese di maggio. Sono da sempre devota a Sant’Antonio e spesso gli parlo o gli chiedo qualche grazia. Lo sento e mi sembra che Lui mi ascolti ed ogni volta che sento la sua storia mi commuovo. Sono venuta a Brescia durante la Seconda Guerra Mondiale: qui ho conosciuto mio marito (che era siciliano), qui ci siamo sposati e abbiamo avuto tre figli. Ma poiché mio marito era funzionario di Stato, in seguito a una promozione venne trasferito a Bergamo e lì abbiamo vissuto sette anni, e da Bergamo poi siamo andati a Genova. Purtroppo è morto a Genova e, dopo la sua scomparsa, sono ritornata a Brescia per ritrovare la mia mamma e le sorelle. I ragazzi sono cresciuti, si sono laureati tutti tre (e spesso io pregavo Sant’Antonio quando dovevano fare qualche esame o superare qualche difficoltà). Ecco, ho raccontato la mia storia e la mia devozione a Sant’Antonio.
Lucia Jacono Pappalardo, Brescia (BS)
Ecco cosa mi lega particolarmente al Santo. Stavo leggendo il Diario di suor Faustina Kowalska quando sentii una voce chiara e nitida di uomo che mi diceva: «I poveri...». Al che ho provato agitazione e senso di colpa perché mi sono chiesta: «Cosa faccio io per i poveri? Come posso aiutarli?». Telefonai subito a mia mamma raccontando l’accaduto, e lei – già devota al Santo - mi disse: «Fa’ come faccio io. Fai un’offerta per l’Opera Pane dei Poveri», e da allora faccio così. Non so se è da allora, ma sento un grande desiderio di poter venire a Padova, cosa che ho potuto fare solo una volta, frettolosamente per problemi di tempo. Spero un giorno di potermi soffermare con calma e respirare quell’aria di spiritualità e amore che provo per Sant’Antonio.
I.S., Milano
Caro Sant’Antonio, sei stato sempre il mio punto di riferimento tra gli alti e bassi della mia vita. Ti ho invocato specialmente durante la malattia di mia mamma con novene e tredicine, toccando le parti malate di mia mamma con una tua reliquia, ma senza la tanto agognata guarigione fisica… Ho mantenuto la fede anche dopo la morte di mia mamma e, proprio mentre a inizio anno venni a pregarti nella tua Basilica come ringraziamento per l’anno appena trascorso e come buon auspicio per quello appena iniziato, i ladri hanno fatto visita alla mia abitazione portandosi via, tra le altre cose, anche la sua fede nuziale gelosamente nascosta. Ma anche se la vita è fatta di gioie e di tanti dolori, tu resterai sempre la mia stella polare, facendomi scegliere sempre il meglio!
Simone Zandonà, Padova
Sono una aderente da più di 50 anni, ho 91 anni, non ho smesso mai di pregare il caro Sant’Antonio. Ho vissuto tanti dispiaceri ma il caro Sant’Antonio mi ha aiutato sempre. Sono una vedova, ho 7 figli e prego tutti i giorni che aiuti ancora i miei figli che si chiamano Antonietta, Franco, Emilia, Enza, Rosa, Adamo, Ciro. Pregate per me e per loro, grazie di tutto. Vi saluto fortemente, grazie di tutto quello che fate per me.
Maria Giuseppa Siani, Cava dei Tirreni (SA)
Cari amici, vi scrivo per raccontarvi di una chiesetta dedicata a Sant’Antonio da Padova che si trova in località Santa Maria del Piave (TV) e che mio marito, assieme ad altri cugini, ha ereditato dai nonni materni; quest’anno cade il centenario della costruzione (1921-2021). Ecco la storia: la nonna di mio marito si ammalò e fece voto a Sant’Antonio che se fosse guarita gli avrebbe costruito una chiesetta in suo onore. Guarì e decise quindi di mantenere il voto. Una notte le apparve in sogno Sant’Antonio che le disse il punto esatto dove costruire la chiesetta; allora la nonna chiese a Sant’Antonio perché proprio in quel posto e in sogno lui le rispose: «Perché io sono passato di là». Il luogo indicato era presso la loro abitazione e la nonna fece costruire lì la chiesetta che fu dedicata nel 1921. Purtroppo nella vita le cose cambiano e i nonni decisero di vendere tutte le loro proprietà, tranne la chiesetta che è ancora di proprietà dei nipoti della nonna. Questa chiesetta che abbiamo ereditato è per noi un luogo importante, che apprezziamo molto e manteniamo in modo dignitoso: innanzitutto per la grande devozione che abbiamo verso Sant’Antonio e in secondo luogo per rispetto nei confronti della nonna e del suo voto. Il 13 giugno di ogni anno vi celebriamo la Messa in onore di Sant’Antonio.
Flavia Dal Ben, Santa Maria del Piave (TV)
Caro Sant’Antonio, sono stata invitata a descrivere la devozione verso di te per condividerla. Sì, la tua statuina è nella mia cristalliera con gli altri santi. Ti prego, ti guardo ogni giorno, ti sento vicino, ti invoco sempre per chiederti la grazia di ritrovare qualche oggetto smarrito. Sono onorata di avere come secondo nome Antonetta. La devozione di mia madre per te era grande per avermi messo questo nome. Infatti mia madre e mio padre sono venuti a mancare entrambi il giorno di Sant’Antonio, il 13 giugno: mi sembra un segno eloquente, sicuramente da lui accompagnati. Avevo acceso una candela, che si è spenta proprio all’ultimo respiro di mio padre Michele. Non avevo molta gioia del nome Antonetta, considerando forse che all’anagrafe avevano sbagliato a scrivere: avrei preferito Antonietta. Poi ho scoperto che esiste anche Antonetta e il mio amore e la mia devozione per il Santo dei miracoli è cresciuta grazie anche al giornale che mi arriva puntualmente. Sono felice di appartenere alla famiglia antoniana e mi sento protetta dal Santo: è l’amico di casa, del cuore, è la figura che protegge il cammino, che illumina, che prega, che aiuta, che fortifica, è modello. Invita ad avere una lingua dolce, sapiente, pulita. Incita ad avere Gesù fra le braccia, ad essere missionari come Maria, madri e padri che generano Gesù nel nostro cuore. Credendo, pregando, la nostra fede si alimenta e l’amore per il Santo cresce.
Con affetto,
Antonetta Nunziata Loreta, Foggia
“Caro sant’Antonio ti scrivo perché...”. Accolgo l’invito della mia bella rivista a inviare uno scritto sulla relazione personale con il Santo. Mi chiamo Antonia e la devozione al Santo è... praticamente automatica! Vorrei raccontare un fatto accadutomi alcuni anni fa: con una cugina ero andata a Padova in treno per una visita al Santo e prima di lasciare la stazione ci siamo fermate a guardare gli orari e il binario a cui recarci per il ritorno. Convinte di essere su quello giusto abbiamo atteso tranquillamente l’arrivo del treno. Nel frattempo era arrivata molta altra gente. A un certo punto si avvicina un giovane e ci chiede: «Dove dovete andare?». «A Feltre» ho risposto! «Dovete andare al binario otto»; rapidamente abbiamo raggiunto quel binario. Il treno era già lì, siamo salite e dopo pochi minuti è partito. Io sono sicura che eravamo le uniche ad aver sbagliato e quel ragazzo era venuto proprio da noi e noi ci abbiamo visto l’aiuto di Sant’Antonio.
Antonia De Cet e Elda, Feltre (BL)
Cari amici, mi chiamo Palma. Sono nata la domenica delle Palme, il 29 marzo del 1931. Ho visto di tutto: la miseria, la guerra. Sono vedova, sola. Ma ora a farmi compagnia c’è Sant’Antonio da Padova, e seguo sempre le celebrazioni in tv. Mi manca tanto la chiesa e la Comunione dal vivo, perché non c’è nessuno che mi può accompagnare. Pazienza. Ma Sant’Antonio lo sento vicino.
Palma Trentin, San Vito di Leguzzano (VI)
Ho settant’anni e da quando ho imparato a leggere mi ricordo di questo giornale che arrivava a casa mia ogni mese, nella nostra campagna umbra. Era indirizzato a mio padre a cui piaceva moltissimo leggerlo, insieme alla mia mamma. L’adesione al giornale era stata iniziata da un vicino di casa, molto più anziano e più povero di noi; poi papà ha continuato. Nel frattempo siamo partiti dal paesello e la famiglia era aumentata (tre figlie) così siamo arrivati in città a Terni e il giornale e la devozione al Santo ci hanno seguito. Quando sono morti i miei genitori ho sentito il desiderio di fare mia questa eredità familiare, perché ormai mi ero affezionata al Santo. Leggendo il giornale ci ho trovato consigli per la vita: prima come ragazza lavoratrice, poi come giovane sposa, poi madre di due figli maschi e ora nonna di due splendidi nipotini. In seguito ai racconti di persone anziane, ho invocato spesso negli anni il Santo in particolari situazioni: quando smarrivo documenti importanti oppure il portafoglio o le chiavi di casa! Con grande riconoscenza devo dire che sono sempre stata ascoltata; ora prego il Santo e lo invoco per la protezione dei miei cari, ma soprattutto chiedo la saggezza del cuore quando devo decidere cose importanti per la famiglia.
G., Terni
Cari amici dell’Associazione Universale di Sant’Antonio, nella mia città, Brienza (Potenza) il 13 giugno è da sempre un giorno speciale. Le messe sono solenni e partecipate, anche in questo tempo con il virus, e la sera si svolgeva la processione per il paese. La prima cosa che in quel giorno facevo da piccolo, e lo faccio ancora, è fare gli auguri a mamma Antonietta; poi si andava da nonno Antonio per gli auguri dell’onomastico e lui ci dava un regalino in soldi. Poi si mangiava a casa nostra tutti insieme, un pranzo di festa. Ora resta sempre un bel giorno di festa e alla Messa solenne della sera partecipiamo con tutta la famiglia con i nipotini piccoli e nella celebrazione ricordiamo papà che ci ha lasciato. Mi piace sempre il profumo dei gigli e del pane fresco il giorno della festa del Santo: che bello andare a prendere il pane benedetto con i nipotini. Resterà nella mia famiglia questo giorno: un giorno speciale di devozione e di legami familiari. Unisco le foto del nostro bel Sant’Antonio.
Luigi Ferrarese, Brienza (PZ)
Andando dalla cara zia Gironima, molto devota a Sant’Antonio, ricevevo da lei la rivista “Il Santo dei Miracoli” e così ho conosciuto meglio il Santo. Mancata la zia, ho continuato l’adesione a nome mio. E mi complimento con voi perché spesso la rivista mi è molto di aiuto. Grazie!
Francesca Olivieri, Genova
Caro Sant’Antonio ci conosciamo da tanti anni attraverso la rivista “Il Santo dei Miracoli”. Sono una “vecchia maestra” (88 anni) e vivo in un’oasi per anziani dove ho la mia cameretta personale. Ora sono rimasta sola, perché mamma, papà, marito, zii e zie sono tutti in cielo e mi ha aiutato tanto pregare sant’Antonio. Ho conosciuto Sant’Antonio a 15 anni e mi ha sempre aiutato per la salute, lo studio, il lavoro. Ora, nella solitudine, lo invoco ancor più spesso. Mentre scrivo mi prende la solitudine e lo prego perché mi sostenga e mi stia sempre vicino. E Sant’Antonio mi invita a vivere!
Tina Fedeli Savina, Monza (VB)
Cari amici dell’Associazione, in famiglia la devozione a Sant’Antonio e ad altri Santi è sempre stata presente. Ho imparato a contare su questi “amici del cielo” che intercedono per noi e credo fermamente nella comunione dei Santi. Chiedo spesso aiuto a Sant’Antonio e porto sempre con me la Sua immagine. Alla presentazione dei miei libri di poesie in rima, avevo anche quella della Sua Lingua miracolosa, per essere ispirata. Leggo sempre con piacere la Vostra rivista “Il Santo dei Miracoli” che accresce le mie conoscenze e rende veramente migliore la mia vita. Ho scritto una semplice e breve poesia in rima dedicata a Sant’Antonio.
Carla Candellero, Moretta (CN)
Mi chiamo Edoardo e nel mese di maggio ho compiuto 78 anni! Che bello. Una infanzia e adolescenza normale (con tanti sacrifici…), praticando la chiesa, i doveri, i divertimenti e tanto lavoro. Stava per risorgere l’Italia (la bella Italia)... Sono vedovo da 10 anni: mia moglie, malata per una malformazione al cuore, ha subìto due interventi e poi è morta per un infarto a 62 anni. Tanti anni fa anch’io con le due figlie piccoline sono venuto alla Basilica di Sant’Antonio a Padova. Ma sapete cosa è successo? Abbiamo sbagliato chiesa! Arrivati poi alla Basilica…che emozione trovarsi di fronte a questa maestosa opera! La mia cara moglie Rosa, nonostante la sua grave malattia, aveva sempre il sorriso sulle labbra, mi dava la forza (e ancora oggi ce l’ho) di fare tante cose belle. Appena stava bene era sempre pronta a fare mille cose che la vita ci riservava, a fare la mamma. Quante cose mi ha insegnato. Anche a lei piacevano i pellegrinaggi presso i Santuari. In questo lungo cammino con la moglie malata e con tanti ricoveri in ospedale si presentavano tante difficoltà non sempre superate, ma comunque ci rafforzavano e forse era proprio quella luce Suprema che ci dava quella forza per andare avanti. In 40 anni di matrimonio (bellissimi), mai un litigio, mai difficoltà a portare avanti con educazione le incombenze che ogni giorno si presentavano.
Edoardo Gaudio, Vespolate (NO)
La festa di Sant’Antonio quest’anno è stata celebrata la domenica subito dopo la festa dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Sembra che Gesù e Maria lo volessero onorare ulteriormente! Io sono molto grata a Sant’Antonio perché ha contribuito affinché io conoscessi la Divina Volontà dagli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta. È un approfondimento della Dottrina Cristiana. Gesù ora ci rivela la sua interiorità e come noi possiamo unirci, fonderci in Lui. Come Lui ha preso le nostre vite in Sé, ora Gesù chiede a noi di prendere la sua Vita in noi, perciò non si tratta più di fare la sua Volontà, ma di viverla ogni momento. Ringrazio Sant’Antonio, ma Gli chiedo anche perdono per aver creduto che mi avesse abbandonata mentre solo ora ho capito che col suo silenzio mi stava conducendo verso una Strada di Cielo.
Giancarla Zaccheddu, Udine
Perché sono così legata al mio amico Antonio e qual è l’origine della mia devozione?
Io sono Anna, una nonna ultraottantenne con un marito, due figli e quattro nipoti molto uniti. Abito in un paesino della provincia di Cuneo, Caraglio, dove si trova un piccolo ospedale, una casa protetta (RSA) e una cappella molto bella con la statua del Santo a cui è dedicato l’ospedale stesso. San Giuseppe e Sant’Antonio sono stati sempre i miei santi preferiti, forse perché entrambi con Gesù Bambino in braccio. Per 33 anni ho fatto la volontaria AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) presso la casa protetta: circa 50 ospiti, la mia seconda famiglia, dai quali mi recavo più volte la settimana, contenta di prestare loro le mie mani per una carezza, un abbraccio, ma soprattutto per imboccarli. Prima di salire nelle camere passavo in cappella per un saluto a Gesù e alla grande statua del Santo dal quale ripassavo poi, dopo il servizio, per ringraziarlo. Lo invoco spesso perché mi aiuti e segua i miei nipoti negli studi. Purtroppo il Covid ha interrotto il mio servizio e da più di un anno non ho più potuto vedere nessuno. Non mi sono arresa: ogni domenica alle ore 9 mi reco nella cappella dell’ospedale e cerco di aiutare ad animare la santa Messa con le letture e i canti; gli ospiti seguono dalle loro camere e al termine rivolgo loro qualche parola di saluto e conforto. Anche il Pane dei Poveri è per me molto importante. La mia offerta non è grande, ma data con grande amore e in modo continuo: mi rende felice e ringrazio Sant’Antonio per questa opportunità. In questo periodo lo invoco molto perché faccia cessare questa pandemia e sia vicino a tante persone che vivono nella solitudine e nella sofferenza.
Anna Maria Margaria Caramia, Caraglio (Cuneo)
Amatissimo Sant’Antonio, ho imparato ad amarti quando mi sono spostata, perché nella casa dove sono entrata il 16 luglio 1966 ho sempre visto la tua immagine. La mamma di mio marito ti era molto devota e anche mio marito. Io provenivo da un’altra regione dove eravamo devoti a Santa Rita da Cascia, anche lei sempre presente nella mia casa. Ora sono io che continuo a seguire Sant’Antonio: mio marito si è spento infatti nel 2016 e ne sento molto la mancanza perché abbiamo trascorso insieme cinquanta anni e più. Ilario, pur essendo un piccolo artigiano copista, era anche un grande artista. Gesù gli aveva concesso molti doni: scriveva, dipingeva... Una persona con grande fede. Onestissima, generosa, sempre pronta ad aiutare gli altri. Sant’Antonio aiutami (te lo chiedo sempre) a essere serena, a star bene per poter aiutare figlie e nipoti e anche il mio prossimo. Oltre al mensile antoniano apprezzo molto anche il calendario, in particolare quello del 2015 che è sempre appeso alla parete di casa mia: osservo le splendide raffigurazioni del Santo, penso alle mani dall’artista che le ha eseguite con tanto amore...
Giusy Lorenzi, Vicenza
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