Pane, ma anche frutta fresca di stagione e in alcune occasioni speciali anche giochi, panettoni o altri generi di conforto. L’Opera del Pane dei Poveri non è solo distribuzione di panini freschi e fragranti. Grazie infatti a un progetto nato nel 2008-2009, che poi nel 2012 si è riorganizzato e implementato, le famiglie che ogni mattina si recano in via Locatelli (a Padova) per prendere il pane, periodicamente possono riempire la borsa della spesa anche con altri prodotti. Il progetto si chiama Re.T.E. Solid.A. (Relazioni Territorio Economia Solidarietà Ambiente) e nasce come proposta sperimentale denominata “Oltre la mensa” perché venivano recuperate le eccedenze delle mense di Padova.
Poi si è consolidato grazie anche al contributo della fondazione Cariparo. «Oggi Re.T.E. Solid.A. – racconta Massimiliano Monterosso, responsabile del progetto – mette in contatto chi ha avanzi o eccedenza di alimenti con chi fa attività di solidarietà. A Padova ci sono molte realtà di volontariato e supporto alle persone in stato di bisogno: quando siamo partiti fin da subito abbiamo voluto non sostituire quello che già c’era, ma andare a servizio di quelle realtà che facevano il servizio». Un dono che si fa dono. «Ci sono associazioni, enti religiosi, cooperative, comunità di accoglienza, Caritas parrocchiali – continua Monterosso – tutte realtà con modalità diverse di distribuzione e quindi a seconda del tipo di attività che l’ente fa, viene proposto uno o più tipi di recupero, cioè se una parrocchia fa la distribuzione dei pasti una volta al mese, non gli si propone il recupero caldo del pasto dalle scuole. Cuciamo un vestito su misura per ogni ente».
Oggi i circuiti di distribuzione sono fondamentalmente quattro: il primo è il recupero dalle scuole, «il più complicato – dice il responsabile – perché si mette in atto se ci sono realtà vicine alla scuola in grado di consumare il prodotto immediatamente, come ad esempio case famiglie o case di accoglienza. E poi bisogna anche capire se quanto recuperato può andare bene alla realtà che lo riceve in termini di quantità o tipologia di cibo». Il secondo è quello della grande distribuzione, e quindi i prodotti prossimi alla scadenza ma utilizzabili vengono donati una o più volte la settimana. La terza filiera è quella che interessa anche la nostra Associazione, il recupero della frutta. «È un sistema complesso – afferma Monterosso – che ci consente di recuperare grandi quantitativi di frutta da tutta Italia dai surplus delle cooperative di produttori che ricevono un contributo dai fondi comunitari per il trasporto e confezionamento».
Gli enti accreditati vengono avvisati una settimana prima e prenotano il necessario. A monte c’è un controllo sul numero di persone assistite, la frequenza della distribuzione, il consumo, in modo tale che il carico sia conforme. Quando arriva il camion, in genere due volte al mese, i prodotti prenotati sono assegnati e quindi caricati nei furgoni e distribuiti. Per l’Associazione Universale di Sant’Antonio essere parte di questa filiera è davvero importante: ci permette infatti di donare frutta fresca a famiglie che molto spesso non possono acquistarla perché ha costi troppo elevati. Quindi l’impatto sulla salute e sulla vita di questo dono non è secondario.
La quarta filiera infine sono le donazioni che arrivano da aziende del territorio del settore alimentare che hanno sovrapproduzioni o commesse che saltano. «In questo caso – conclude il referente – ci chiamano direttamente e la merce viene ridistribuita sulla rete anche a seconda di quali sono le capacità di gestione del prodotto dell’ente. È una tipologia di recupero che sta aumentando perché le aziende del territorio si stanno sempre più sensibilizzando. Qualche volta recuperiamo anche prodotti non alimentari, come vestiario o calzature, ma è più difficile».
Lodovica Vendemiati