Una tradizione lontana, che ha ancora tanto da dirci.

Lingua sant antonio 2023Ha radici lontane la festa della “Traslazione delle reliquie di Sant’Antonio”, chiamata popolarmente “La festa della lingua”, che ricorre ogni anno il 15 febbraio e ricorda l’evento straordinario avvenuto durante la prima ricognizione del corpo del Santo dopo la sepoltura. È uno dei momenti nei quali il riferimento alla figura di sant’Antonio si fa forte e immediato.

Era l'8 aprile 1263, il corpo di sant’Antonio fu portato dalla chiesetta di Sancta Maria Mater Domini nella nuova Basilica appena costruita. All'apertura della cassa lignea san Bonaventura, generale dell’Ordine francescano, trovò la lingua di Antonio ancora bella e incorrotta, nonostante fossero passati trentadue anni dalla morte. Commosso, la mostrò ai fedeli stupiti intonando il celebre inno di lode: «O lingua benedetta che sempre hai benedetto il Signore e da altri lo hai fatto benedire, ora è evidente quanti meriti hai acquisito davanti a Dio».

Sant’Antonio è stato la voce di Dio e la sua lingua ha offerto parole di sollievo, esortazioni, messaggi dotti, richiami alla conversione. È voce di Dio anche oggi e l’Associazione Universale di Sant’Antonio e la sua rivista, Il Santo dei Miracoli, continuano a veicolarne il messaggio perché ognuno possa accoglierlo e parlare l’unica lingua del Vangelo.

Nel linguaggio dei segni e della liturgia, la parola “traslazione” significa che il corpo di un santo, o di rilevanti reliquie del suo corpo, vengono solennemente trasferite da un luogo a un altro o collocate in uno spazio di particolare evidenza. È un momento solenne nel celebrare e conservare la memoria di santità. La traslazione delle reliquie di sant’Antonio ci rimandano anche al motivo per cui la festa ricorre il 15 febbraio e non l’8 aprile, quando venne trovata la lingua intatta. Il motivo è legato al Cardinale Guy De Boulogne e alla peste. Siamo infatti nel 1348, dilaga il morbo e il Cardinale ne è colpito. Fa voto a Sant’Antonio e chiede la guarigione che avviene. Per adempiere alla promessa fatta si reca a Padova il 15 febbraio 1350, proprio quando viene eseguita un’altra ricognizione delle spoglie. Come segno della sua devozione il Cardinale fa dono ai frati di un prezioso reliquiario.

Un prodigio dunque che ci dice molto di Sant’Antonio e che ci insegna anche molto. La lingua è una piccola parte del nostro corpo, ma quanto è importante! Organo del gusto, strumento della comunicazione, capace di costruire ponti nelle relazioni quando “bene-diciamo”, ma anche di distruggere quando “male-diciamo”. Di Antonio ci conferma, in modo metaforico, la sua grande dote di predicatore e oratore, il suo infaticabile andare in lungo e in largo per annunciare il Vangelo e commentarlo ai fedeli, ma anche agli scettici, convertendoli proprio con la potenza della sua lingua. A noi, forse, può dire come usarla.

In questi anni in cui dilaga l’aggressività verbale, l’insulto, l’offesa, ma anche lo sproloquio inconcludente, i discorsi vuoti, poveri, la volgarità, ecco, la lingua di Antonio, cioè la sua eloquenza, per noi deve essere invito ad aderire ai valori di vita che egli diffondeva, ad annunciare la buona notizia del Vangelo.